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Da: Agricoltori Italia Ferrara

Bene l’inserimento delle aziende agricole nel decreto legge sulla liquidità, ma le difficoltà a questo livello non nascono con l’emergenza, sono ormai strutturali e riguardano anche il sistema assicurativo

“La buona notizia è che le aziende agricole potranno accedere agli interventi finanziari garantiti dallo Stato e previsti nell’emendamento al decreto legge sulla liquidità, anche grazie al forte pressing di Cia-Agricoltori Italiani sul Governo, che inizialmente non le aveva inserire. La cattiva è che la liquidità manca sempre, non solo in questo periodo, a causa di una crisi generale dovuta a cali produttivi, prezzi di mercato sistematicamente troppo bassi e a un sistema assicurativo che dal 2015 è diventato un vero e proprio “cappio al collo” per i produttori – commenta Massimo Piva, vicepresidente di Cia-Agricoltori Ferrara, la pubblicazione del Decreto liquidità. A livello assicurativo da 2015 sono entrati in vigore i cosiddetti Pai (Piani Assicurativi Individuali) che calcolano la potenzialità assicurativa in base alle rese colturali degli ultimi cinque anni. “Gli agricoltori faticano ad avere liquidità e dunque a produrre e investire – continua Piva – principalmente perché troppo spesso lavorano per coprire i costi di produzione o addirittura in perdita, a causa delle continue contrazioni dei prezzi di mercato, dell’aumento generale dei costi produttivi e dei cambiamenti climatici che vedono fenomeni sempre più violenti e distruttivi. In questo contesto le assicurazioni sarebbero essenziali, ma l’introduzione dei Pai ha creato un sistema “tossico” che le rende inadeguate per garantire il reddito. In sostanza nella definizione dei piani assicurativi si valutano le rese degli ultimi cinque anni e in base a quelle si calcola il valore da assicurare. Ma se in quegli anni l’azienda ha subito perdite colturali a causa di fitopatologie, gelate o grandinate, le rese si abbasseranno gradualmente. Faccio un esempio: negli ultimi cinque anni un agricoltore ha prodotto, in media, 100 quintali di pere per ettaro anziché 300 che sarebbero il suo potenziale produttivo. La copertura assicurativa agevolata sarà calcolata su quei 100 quintali, quindi al ribasso, e non corrisponderà a quel potenziale produttivo che ogni azienda ha, ovviamente, l’obiettivo di raggiungere. In questo modo alcune aziende pesantemente colpite da fitopatologie e da fenomeni atmosferici hanno visto il loro potenziale assicurativo avvicinarsi allo zero. Per compensare a questo gap si possono stipulare le assicurazioni extra-resa, che però non sono agevolate e devono essere pagate totalmente dalle aziende. Un onere pesantissimo – un valore di oltre 6 milioni di euro tra Ferrara e Bologna e di più di 20 a livello regionale – che rischia di far lavorare in perdita le aziende agricole e togliere, appunto, la liquidità necessaria per sopravvivere, pagare manodopera, costi, tasse e oneri. Da diversi anni Cia-Agricoltori Italiani Ferrara combatte per ottenere una revisione dei Pai e un cambiamento sostanziale del sistema assicurativo. “Il Pai è una follia assicurativa che fa entrare le aziende in quella che definisco, senza esagerare, la “Gabbia delle rese”. Serve una revisione totale del sistema, magari introducendo il cosiddetto “Standard Value”, una tabella di valori definita da Ismea, che calcola le medie produttive di un areale, non della singola azienda sul quale basare la copertura assicurativa. Assicurarsi rimane fondamentale – conclude il vicepresidente di Cia Ferrara – ma deve essere sostenibile dal punto di vista economico, perché le aziende non possono letteralmente rovinarsi per mettere in sicurezza i loro prodotti. Inoltre deve essere garantito il giusto risarcimento – basti pensare che per le gelate, ad esempio, il massimo indennizzo è dell’80%, con una franchigia del 30% che lo abbassa al 50% – così da consentire alle aziende di investire per l’annata agraria successiva. È necessario un cambiamento sostanziale, perché solo con un sistema assicurativo che funziona possiamo pensare a un futuro concreto per il nostro sistema agricolo”.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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