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Da Ufficio Stampa

Per il pomodoro ferrarese una campagna positiva solo a metà
Buone produzione e qualità ma non sono mancate le difficoltà logistiche provocate dall’andamento climatico e dalla pesante assenza di Ferrara Food

FERRARA – La campagna del pomodoro da industria, con la raccolta arrivata a circa il 70-80% del totale, non può dirsi completamente positiva per i produttori. Secondo Cia – Agricoltori Italiani Ferrara, a pesare sono soprattutto le difficoltà logistiche nela consegna del prodotto e la pesante assenza di Ferrara Food, che da sola lavorava quasi il 40% del pomodoro ferrarese. Bilancio positivo, invece, per i volumi prodotti e la qualità, come spiega Giovanni Pozzati, un produttore di Cia Ferrara che coltiva 150 ettari nel Basso ferrarese.
«Con un media di 700 quintali per ettaro e un grado Brix attorno al 5 – spiega Pozzati – possiamo parlare di una buona annata per il pomodoro da industria. La siccità non ha influito particolarmente sula produzione, perché le aziende ferraresi sono ormai attrezzate per irrigare e i bacini idrici hanno mantenuto buoni liveli. Anzi, il clima caldo e l’assenza di pioggia sono stati un bene, perché i produttori sono riusciti a gestire e dosare la quantità d’acqua e a evitare il proliferare dela malattie fungine e i relativi trattamenti necessari per contrastarle. Se l’andamento climatico non ha, di fatto, condizionato quello vegetativo e la produzione, ha però avuto un peso determinante in fase di raccolta. Le difficoltà in questa campagna sono soprattutto logistiche, perché le alte temperature hanno fatto maturare tutte le varietà, anche quele più tardive, contemporaneamente, provocando una concentrazione eccezionale di prodotto in un periodo ristretto. In questa situazione l’industria, che segue una programmazione precisa e ha una certa capacità di lavorazione, si è trovata in difficoltà ed alcuni agricoltori hanno avuto problem i di sovramaturazione o hanno dovuto lasciare qualche ettaro di pomodoro in campo».
Sui problemi di gestione del prodotto ha pesato l’annunciata assenza di Ferrara Food, come afferma Stefano Calderoni, presidente di Cia Ferrara. «L’azienda assorbiva circa 30.000 quintali di prodotto al giorno, una quantità considerevole che consentiva agli agricoltori di programmare la raccolta e di non trovarsi con il pomodoro pronto, ma nessun mezzo disponibile a ritirarlo. Quest’anno i produttori sono in difficoltà perché le altre aziende di trasformazione non riescono, da sole, a gestire la grande quantità di prodotto maturato in un periodo di tempo più breve. L’assenza di una grande azienda “prossimale” pesa anche sui costi di trasporto, che finiscono con l’incidere anche per il 30-40% sul valore del prodotto. Mandare un mezzo da un’altra provincia, magari da Parma, ha inoltre un forte impatto ambientale e questo va contro ala nostra idea di agricoltura sostenibile. Bisogna trovare assolutamente una soluzione per Ferrara Food – conclude Calderoni – perché è un punto di riferimento per la filiera del territorio, non solo per i produttori ma anche per i lavoratori, sia fissi che stagionali. Auspichiamo, che il Tribunale valuti la situazione e soprattutto ci sia qualcuno interessato a prendere in mano l’azienda, con un solido piano di rilancio per la prossima campagna».

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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