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Da: Ufficio Stampa

Il vento che ha superato i 100 km orari, grandine e una bomba d’acqua che ha fatto cadere 40mm di pioggia in pochi minuti, hanno provocato ingenti danni alle colture nel territorio di Portomaggiore e Ostellato. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara sta facendo una prima stima dei danni subiti dalle aziende agricole e le colture più colpite sono sicuramente mais, soia e sorgo allettati, la frutta staccata dagli alberi – con impianti antigrandine divelti – e le andane di paglia e fieno, pronte per essere imballate, spazzate via. Il maltempo ha provocato nuovi problemi di viabilità nel Mezzano – Cia li aveva già denunciati nelle scorse settimane – a causa della caduta di molti alberi sulle strade, diventate impercorribili. Fenomeni annunciati, che ormai troppo spesso provocano danni irreparabili ai prodotti e quindi alla capacità di fare reddito delle aziende agricole, come spiega Gianfranco Tomasoni, produttore e allevatore di Portomaggiore e membro di Giunta dell’associazione.
“Fino a qualche anno fa fenomeni temporaleschi così violenti erano quasi un’eccezione e il clima era in qualche modo più “prevedibile”, avevamo imparato a conoscerlo. Poteva capitare l’anno sfortunato della grandinata, ma magari in quelli successivi non accadeva nulla. Oggi, invece, noi agricoltori ci chiediamo solo quante di queste espressioni climatiche ci saranno, dandole sostanzialmente per scontate, e quali colture riusciremo a salvare. Certo, il clima non si può controllare, ma non è possibile vedere tutto il lavoro di un anno abbattuto in pochi minuti. Si parla tanto di “Green Deal”, di grandi progetti europei per la sostenibilità ambientale, per eliminare le emissioni di gas serra in atmosfera e quindi bloccare i cambiamenti climatici. Giusti progetti a lungo termine, ma a breve termine le aziende non possono continuare a fronteggiare da sole un clima diventato nemico dell’agricoltura. In questo contesto le assicurazioni appaiono l’unica strada possibile, ma spesso per la crisi le aziende non possono permettersi di assicurarsi e in questo caso non possono essere lasciate in balia, letteralmente, degli aventi climatici.
Noi chiediamo risarcimenti certi e rapidi per chi è assicurato, ma anche maggiori fondi per risarcire tutte le aziende in caso di eventi calamitosi. Solo così si potranno fronteggiare subito cambiamenti climatici diventati ormai la norma, il nostro clima, e impegnarsi a trovare, a lungo termine e con gradualità, un nuovo modo di fare agricoltura”.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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