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Da: Comune di Bondeno

Via Botte Panaro chiude per lavori, destinati a protrarsi per circa un anno, fino alla conclusione di un cantiere edile per l’adeguamento strutturale post-sisma di un immobile privato. Le conseguenze dirette del cantiere saranno un ridisegno complessivo della viabilità di tutta la zona che costeggia il Duomo di Bondeno. Il cantiere prenderà il via Mercoledì 1° Luglio 2020 (anche se l’Ordinanza specifica numero 49 è attiva dal 17 Giugno scorso), mentre le misure rimarranno attive fino al 17 Giugno del 2021. Tuttavia, le previsioni portano a pensare ad una conclusione anticipata delle operazioni rispetto alla durata di 12 mesi.

Il primo provvedimento della modifica alla disciplina della circolazione stradale, apportato dalla specifica Ordinanza della Polizia Municipale dell’Alto Ferrarese, sarà un divieto di transito nella zona interessata dai lavori. In una prima fase, già iniziata, ci sarà un divieto di fermata con rimozione forzata in Via Botte Panaro, almeno per quanto riguarda gli stalli interessati e antistanti al numero civico 18 di Botte Panaro, in cui si svolgeranno le operazioni di accantieramento.

Nella seconda fase, che inizierà mercoledì 1° luglio 2020, verrà istituito un divieto di sosta su ambo i lati e con rimozione forzata su Via Botte Panaro. La circolazione sulla stessa Via Botte Panaro sarà vietata, con deroghe soltanto per i residenti, per i veicoli di soccorso, di polizia e per i mezzi di servizio del cantiere edile, che sarà gestito dalla ditta Albieri Srl. In Via Mazzini verrà istituita una rotatoria, antistante al Duomo, in prossimità della quale gli agenti della Polizia Locale raccomandano di fare attenzione (per la viabilità modificata) e di osservare l’obbligo di rallentamento e di precedenza.

Come prevedono le normative vigenti, vi sarà l’obbligo di evidenziare il cantiere, così come eventuali ingombri presenti sulla carreggiata, mentre le segnalazioni stradali indicheranno ai cittadini le variazioni intervenute in questi ultimi giorni. Sarà cura della Polizia Municipale, infine, avvisare tutti i residenti dell’area.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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