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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “In un tempo segnato dal ritorno di attenzione all’economia reale sarebbe strano lasciare che tali apprezzati modi di celebrare e vivere le tradizioni della cultura ferrarese vengano corrosi e squalificati dalle diverse forme di concorrenza sleale che in questi anni sono venute manifestandosi a danno, in particolare, di chi rispetta le regole”.
Il convegno giovedì 3 marzo (ore 14.30) nella sala conferenze dell’ente di Largo Castello.

Fiere e sagre rappresentano una ricchezza del nostro territorio, un apprezzato modo di celebrare e di vivere le tradizioni della cultura ferrarese. Ma è necessario che si rispettino le normative sulla salute e la sicurezza, nonché i parametri previsti per le attività che si occupano di somministrare alimenti e bevande. Sarà questa la prima considerazione nel dibattito (che aprirà i battenti alle 14.30) che si svolgerà, il 3 marzo prossimo, nella sala Conferenze della Camera di commercio su impulso dell’Ente di Largo Castello, del Comune di Ferrara, del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL di Ferrara e del Comando provinciale dei Vigili del fuoco.

La provincia di Ferrara è ricca di sagre e feste popolari. Non c’è paese, frazione o incrocio di vie che, almeno una volta all’anno, non organizzi la propria sagra o comunque non festeggi qualcosa. Talvolta sono ben organizzate ed offrono ristorazione unita a momenti di ritrovo con banchetti per la salvaguardia e la pubblicizzazione delle tipicità locali nell’ottica di quello che oggi definiamo marketing territoriale. Ma capita anche – ricordano i soggetti promotori – che più che occasione di aggregazione e di socialità le sagre siano un modo surrettizio per realizzare un’attività commerciale, non rispettando le normative vigenti a tutela di operatori e frequentatori e, dunque, danneggiando di fatto la ristorazione, il commercio e l’artigianato locali. Questi i temi e le questioni più importanti che saranno affrontate nel corso del convegno, con l’obiettivo di far si che le sagre (e, con esse, l’operato appassionato di centinaia di volontari, figli della cultura e dei saperi propri del nostro territorio), abbiano la possibilità di crescere e di continuare, nel rispetto delle regole, ad affermarsi all’insegna della qualità dei prodotti e di quei valori culturali, ambientali e sociali che le animano.

“Sagre e feste popolari – evidenzia Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara – si sono dimostrate una importante risorsa della nostra economia anche in questi tempi di crisi e, proprio per questo, sulle sfide future che dovranno sostenere, sulla loro missione e sulle strategie per meglio difenderle, diffonderle e promuoverle è necessario costruire un comune punto di vista, una convergenza tra le imprese, le istituzioni e la società. In un tempo segnato dal ritorno di attenzione all’economia reale – prosegue il presidente – sarebbe strano lasciare che tali apprezzati modi di celebrare e vivere le tradizioni della cultura ferrarese vengano corrosi e squalificati dalle diverse forme di concorrenza sleale che in questi anni sono venute manifestandosi a danno, in particolare, di chi rispetta le regole. Sotto questa luce, il punto di vista da cui muoverà il convegno promosso insieme a Comune di Ferrara, AUSL e Comando provinciale dei Vigili del fuoco, che ancora una volta ringrazio, può sintetizzarsi nel principio secondo il quale il rispetto della legalità costituisce prima di tutto un valore etico e morale, pilastro imprescindibile di ogni convivenza civile, ma anche un fondamentale valore economico, in quanto condizione necessaria per il pieno sviluppo dei territori, a protezione della libertà degli imprese, della trasparenza del mercato e della sana concorrenza”.

Relatori del convegno, oltre al presidente della Camera di commercio, che aprirà i lavori, Antonio Tosi, Medico Veterinario, Cristina Saletti, Medico Igiene degli Alimenti e Nutrizione, e Loreano Veronesi, Tecnico della Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro, tutti del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL di Ferrara, Luigi Ferraiuolo, vice Comandante del Comando provinciale Vigili del Fuoco di Ferrara, e Roberto Serra, assessore al Commercio del Comune capoluogo.

La partecipazione al seminario è gratuita, previa iscrizione sul sito www.fe.camcom.it.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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