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Da: Gruppo Lumi s.r.l.

Lo chef italo-americano Bruno Serato torna a far visita agli studenti dell’IPSSAR Vergani: nuova occasione per trasmettere esperienza ma anche valori. La testimonianza del ristoratore benefattore che offre un milione di pasti all’anno ai bambini bisognosi.

[Ferrara, 15 ottobre] Nella tarda mattinata di oggi, l’Istituto Superiore Vergani-Navarra ha ospitato nuovamente lo chef italo-americano Bruno Serato: l’eroe del sociale – così è stato insignito dalla CNN per il suo impegno umanitario – è stato accompagnato dal Gruppo Lumi in Italia per promuovere il suo nuovo libro The Power of Pasta e per raccontare la sua esperienza di imprenditore che dal 2005 aiuta i bambini e le famiglie più disagiate che vivono nei motel dei sobborghi di Los Angeles e non solo.
Ad accogliere Serato la dirigente della scuola, Roberta Monti, e Liborio Trotta, il professore che anche nel 2016 si è fatto portavoce tra gli studenti del messaggio dello chef; ad ascoltare una classe di cucina del quarto anno composta da una trentina di studenti, attenti a recepire il virus del bene che Bruno, nel suo stile scoppiettante e sorridente, riesce sempre a comunicare; Bruno ha ricordato l’importanza di fare pratica, anche all’estero, ma di non dimenticare la cosa basilare: “ricordatevi sempre di chi sta peggio di noi”.
L’incontro non a caso si è svolto presso questo istituto: Serato in America ha in attivo progetti di formazione d’inserimento lavorativo per i giovani; attraverso la Bruno’s Hospitality Academy(Accademia di ristorazione di Bruno) insegna ai suoi studenti un mestiere e li aiuta a trovare una collocazione.

«Ho mangiato gli spaghetti preparati da mamma Caterina dal lunedì a venerdì, a pranzo, per quasi vent’anni. Questo perché era il cibo più conveniente che mamma e papà potessero comprare. A oggi gli spaghetti alla marinara, cucinati nella maniera di mamma Caterina, sono stati serviti a più di due milioni di bambini bisognosi […]» Così racconta Bruno nell’autobiografia che ripercorre la storia della sua famiglia e della sua carriera lavorativa; si sofferma sugli anni della gioventù e della sua determinazione, dallo sbarco in America nel 1980, quando si dedicò al mestiere di lavapiatti, fino all’acquisto fortuito del ristorante Anaheim White House che oggi è associato al suo nome e accoglie personalità di spicco del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica… Tutti i suoi clienti concorrono a sostenere le iniziative che il Caterina’s Club continua a portare avanti, forti di esperienze anche negative, come l’incendio del ristorante nel 2017 che minò fortemente il perseguire delle attività ristorative e benefiche di Bruno.
La CNN, inserendolo nella top ten degli eroi del sociale, ha dato il primo impulso; poi i riconoscimenti si sono snocciolati di conseguenza: tra gli ultimi la EllisMedal of Honour, l’onorificenza che prima di lui hanno ricevuto sette presidenti degli Stati Uniti.
Se l’esposizione mediatica concede al personaggio di assumere fama personale, le parole di Serato e il modello che incarna consentono la circolazione di un messaggio ben più importante e ampio; Bruno non porta mai soltanto se stesso sul palco, ma anche tutti i ragazzi e le persone che hanno necessità, contribuendo alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e favorendo l’interrogativo: “Posso fare qualcosa anch’io?”.
Il calendario degli eventi ha visto come tappe principali il veronese, perché luogo di origine della sua famiglia, poi Parma a Pastaria, in presenza dei rappresentanti dei più importanti pastifici di livello nazionale, tra cui Guido Barilla, amico di Bruno; e all’Academia Barilla: l’azienda di produzione della pasta è tra le prime sostenitrici dei suoi progetti caritatevoli, non solo in Italia ma nel mondo. Forlì, per la settimana del Buon Vivere, con Deco Industrie; Bibione, ad incontrare ristoratori e aziende dell’agroalimentare; Bologna, presso FICO per San Petronio e la maratona enogastronomica. Presto sarà la volta della visita agli istituti alberghieri di Bergamo e Ferrara; poi Città del Vaticano per l’udienza papale; ancora Bergamo per il Festival dell’alimentazione e del diritto al cibo; Milano, Trento… fino a Dubai per il World Pasta Day dove Serato sarà anche quest’anno ambasciatore della pasta.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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