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Da: Simone Saletti, Sindaco di Bondeno

BONDENO PROTAGONISTA DELL’AUDIOVISIVO. IN QUESTI GIORNI SONO IN PRODUZIONE DELLE RIPRESE PER LA REALIZZAZIONE DEL FILM “DELTA”, DIRETTO DA MICHELE VANNUCCI

Il sindaco, Saletti, e l’assessore alla Promozione del territorio, Sartini: «Ospiti molto graditi; una pellicola d’autore che certamente contribuirà a rilanciare la bellezza dei nostri luoghi»

La città di Bondeno, da ieri, sta ospitando sul suo territorio una troupe cinematografica, diretta dal regista Michele Vannucci, per la realizzazione di alcune riprese del film Delta, incentrato sulla relazione di due uomini con il fiume Po. La casa di produzione della pellicola è la nota Groenlandia, società che nella sua storia ha dato vita a pellicole innovative e di successo, come Smetto Quando Voglio. In questo caso, Delta racconterà l’incontro-scontro tra due uomini, due pescatori che hanno una relazione piuttosto particolare e simbiotica con il fiume Po. Il rapporto tra le due persone culminerà in un duello finale, naturalmente dall’epilogo ancora ignoto. La casa di produzione ha valutato di portare parte della realizzazione del materiale audiovisivo proprio sul territorio matildeo, con turni di ripresa che coinvolgeranno varie giornate e diversi luoghi lungo la sponda della Destra Po. Ricevono con piacere la notizia il sindaco di Bondeno, Simone Saletti, e l’assessore alla Promozione del territorio, Michele Sartini: «Accogliamo soddisfatti la presenza di questi graditi ospiti, i quali confezioneranno un prodotto d’autore che sembra avere tutte le carte in regola per raccontare in un modo coinvolgente e innovativo i nostri luoghi, le nostre nebbie e le nostre emozioni. La vita turistica lungo il nostro fiume – proseguono le due figure istituzionali – è da sempre caratterizzata da una costante e capillare presenza, anche se, come si suol dire, si manifesta sempre in forma slow e spesso con un turismo proveniente dall’estero. Confidiamo che la realizzazione di questa pellicola possa contribuire ulteriormente a portare il nostro territorio, fatto di tranquillità e pace, a un pubblico più vasto, che possa incuriosirsi e, quando sarà possibile, venire a visitare e ad alloggiare nei nostri piccoli borghi».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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