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“Benessere e sostenibilità nelle province dell’Emilia-Romagna e nella Città metropolitana di Bologna”, è il titolo di un convegno organizzato da Upi, Anci e Regione, in calendario venerdì 18 marzo prossimo.
L’appuntamento è in videoconferenza dalle 10 alle 13 (le adesioni vanno  comunicate a irene.degiorgi@upi.emilia-romagna.it), con lo scopo di fare il punto sulla collaborazione tra le Province emiliano romagnole e la Città metropolitana in merito al progetto “Benessere equo e sostenibile” (Bes).
Dal 2017 la relazione sugli indicatori Bes (Benessere Equo Sostenibile) è entrata  ufficialmente a far parte, come specifico allegato, del Documento di Economia e Finanza, segno della volontà di considerare le misure economiche adottate dallo Stato centrale non solo in base agli impatti previsti sul Pil (occupazione, saldi di bilancio), ma anche in termini degli effetti sul benessere delle famiglie, sull’inclusione sociale e sull’ambiente.
Per fare questo servono indicatori statistici attendibili e condivisi, per rendere omogenea la raccolta delle informazioni e comparabili i diversi contesti territoriali. La Provincia estense partecipa al progetto dal 2019 (sito di progetto coordinato dal Coordinamento degli Uffici Statistica delle Province http://www.besdelleprovince.it/pubblicazioni/2021/ , dove sono disponibili anche altri materiali e grafici).
Il fascicolo BES 2021 è stato recentemente pubblicato sul sito: http://www.provincia.fe.it/dati-e-statistiche/benessere-e-sostenibilità . Giunto alla settima edizione, il progetto è l’applicazione del protocollo d’intesa tra Istat, Upi, Anci e Regioni, per evidenziare il ruolo centrale degli uffici statistica nei processi di programmazione delle politiche messe in atto dagli enti locali.
La Camera di commercio contribuisce costantemente con elaborazioni e indagini a far conoscere nel dettaglio dati economici e produttivi, oltre a rendere più proficua la comunicazione dei dati, facilitandone la diffusione attraverso informazioni grafiche di sintesi. È il caso dell’infografica elaborata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio estratta dal fascicolo BES 2021, con alcuni indicatori integrati con dati storici e pubblicata sul sito: https://www.fe.camcom.it/servizi/informazione-economica .”Marcel Proust sosteneva che un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi”. Così Paolo Govoni, Commissario straordinario della Camera di commercio di Ferrara, che ha aggiunto: “Oggi più che mai, considerato il momento di grave crisi che stiamo attraversando, sia il mondo della politica che quello dell’economia sono chiamati a ripensare la questione del rapporto tra quantità e qualità dello sviluppo e a rafforzare il dibattito per trovare nuovi indicatori da affiancare al PIL per misurare il posizionamento e quindi le performance del territorio ferrarese, o di un settore di attività, rispetto al parametro della qualità, come valore aggiunto e ingrediente indispensabile per assicurare non solo il benessere attuale, ma anche quello delle generazioni future”. Anche la collaborazione tra tutti i territori della regione – da Rimini a Piacenza, inclusa Bologna- si è ulteriormente allargata e, per il secondo anno, ha portato alla comparazione tra i territori della “Misurazione del benessere: confronti tra territori”. Una metodologia di elaborazione dati e progetto grafico, curati dall’ufficio Statistica della Provincia di Rimini.
Proprio questo lavoro sarà presentato nel corso del convegno del 18 marzo.
Introducono Michele de Pascale, presidente nazionale Upi e della Provincia di Ravenna, Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, e Matteo Lepore, sindaco della Città metropolitana e del Comune di Bologna.
Interverranno Francesco Raphael Frieri (Direzione generale Risorse, Europa, innovazione e  istituzioni, Regione Emilia-Romagna), Monica Mazzoni (Servizio studi e statistica della Città metropolitana di Bologna), Cristiano Attili (Ufficio statistica Provincia di Rimini), Linda Laura Sabbadini (Direttrice centrale Istat), Elisabetta Cammarota e Federico Olivieri (ASVIS). Le conclusioni sono affidate a Paola D’Andrea (Responsabile Ufficio Statistica Provincia Pesare Urbino e Presidente CUSPI).

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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