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Cari amici della Finlandia e della Svezia,

Ogni giorno è giorno di guerra in diverse aree del pianeta e non si prevede un vicino cambiamento, essendo dominante negli Stati una logica di guerra, di contrapposizione e di inimicizia. Prova ne è la crescente spesa militare collegata alla produzione e alla vendita di armi.

La terribile guerra in Ucraina, anziché attenuarsi, sta crescendo con il diretto coinvolgimento degli Stati dell’Alleanza Atlantica, fino a rischiare un conflitto mondiale con armi nucleari.
Gli sviluppi dell’aggressione della Russia in Ucraina hanno spinto i governi svedese e finlandese ad avanzare la richiesta di adesione alla Nato. Comprendiamo la preoccupazione e la paura di poter essere un obiettivo per una possibile azione di guerra.

Consideriamo la scelta di aderire alla NATO come pericolosa per la pace in Europa, innanzitutto perché accresce la contrapposizione militare nella regione e rafforza un’alleanza per la guerra, anziché sollecitare una de-escalation e un cambio di registro che privilegi alleanze e dialoghi per la pace.
L’Europa è stata dilaniata dalle guerre mondiali e l’Unione Europea nasceva con il proposito di creare un “unione” per costruire la pace e sostenere e salvaguardare la convivenza tra i popoli.
Rafforzare le alleanze militari significa dare alla forza delle armi il predominio nei rapporti tra gli stati.
Dobbiamo lavorare per la pace, con alleanze per la pace.

Venendo a mancare la neutralità di Finlandia e Svezia, ciò potrebbe provocare una reazione della Russia in un contesto che vede un sempre maggior allargamento di un’alleanza militare nata in funzione anti-russa. L’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia, rafforzerebbe l’Alleanza che già raggruppa 30 Paesi.

L’Italia è membro della NATO e questo comporta, tra l’altro, la presenza di basi militari con personale di altri paesi sul nostro territorio e l’utilizzo di queste basi per interventi in aree di guerra in cui noi, come italiani non siamo direttamente coinvolti e non vogliamo essere coinvolti. Di continuo riceviamo pressioni per aumentare la spesa militare e osservare gli obblighi che derivano da questo tipo di trattato. E’ un impegno militarista. “L’Italia ripudia la guerra quale strumento per la risoluzione dei conflitti tra gli stati”; questo è quanto recita l’articolo 11 della nostra Costituzione ed è quello che a gran voce ripetiamo sempre, anche ogni volta che purtroppo droni e missioni militari partono dalle basi sul nostro territorio. In aggiunta, l’Italia, che tramite ben 2 referendum ha rifiutato il nucleare, si trova suo malgrado ad ospitare circa 70 testate nucleari altrui in queste basi.

Noi in Italia non ci sentiamo più sicuri, anzi, ci sentiamo sempre pienamente coinvolti ogni volta che un velivolo militare decolla dalle basi di Sigonella o Aviano o Ghedi, per citarne solo alcune.
In tutta Europa, compresa l’Italia, organizzazioni della società civile si mobilitano per chiedere ai propri governi di uscire dalla NATO, di abbandonare uno schieramento militare che divide il mondo e che molto spesso è un asservimento a potenze straniere.

Occorre fermare questa folle escalation militare, insistendo per dei negoziati di pace, per la mediazione e per il dialogo. La nonviolenza è il nostro faro e la storia insegna che è possibile una trasformazione nonviolenta dei conflitti, affinché sugli interessi e le logiche nazionalistiche, prevalgano le ragioni della pace e della vita dei popoli coinvolti.

Occorrono nuovi gesti di pace, di apertura al dialogo.
Più armi non rendono il mondo più sicuro, bensì più vicino a facili inneschi mortali.

La vostra storia di neutralità è importante; serve rafforzare una “neutralità attiva” che contribuisca alla de-escalation e alla mediazione e che rafforzi il multilateralismo, per cambiare rotta dall’attuale rovinosa strada in cui prevale la logica della violenza.

Il nostro appello, amici finlandesi e svedesi, è che la guerra cessi, che i vostri popoli non siano coinvolti e le vite siano risparmiate e che si possa insieme, tutti insieme, collaborare per “costruire la pace”, con strumenti di pace, altrimenti non sarà mai pace.

Perché noi “popoli delle Nazioni Unite siamo decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra” ma anche e soprattutto ora, adesso, la generazione presente.
Continuiamo insieme a lavorare per la pace e a sollecitare i nostri governi ad un reale impegno costruttivo per la pace, all’insegna del multilateralismo, sostenendo anche la piena implementazione dei fini delle Nazioni Unite, “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.

In fratellanza con tutti voi.

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Il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione), branca italiana dell’IFOR (International Fellowship Of Reconciliation), è un movimento ecumenico per la pace, trapiantato in Italia nel 1952 grazie a esponenti valdesi e quaccheri, al quale hanno presto aderito persone di religione cattolica e di varie fedi religiose e laiche. I membri del MIR, sull’esempio di tanti maestri e testimoni di pace, si impegnano a praticare la nonviolenza attiva come stile di vita e come via alla pace: quindi nonviolenza, come amore, nelle relazioni con il prossimo e nei confronti della Terra sulla quale viviamo. Il MIR è tra i fondatori della Rete Italiana Pace e Disarmo e collabora con tante organizzazioni nella campagne per il disarmo, per la riduzione delle spese militari, per la riconciliazione e la pace nella giustizia nei paesi in guerra e dominati da regimi oppressivi, per l’accoglienza dei profughi, per l’educazione alla pace, per l’obiezione di coscienza al servizio militare e al lavoro militare, per la difesa civile non armata, per il controllo del commercio delle armi. La sede centrale del MIR è a Torino, via Garibaldi 13 e ha sedi locali in una decina di città italiane. Per contatti: segreteria@miritalia.org, www.miritalia.org, www.facebook.com/MIR.Italia/

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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