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Da: Lega nord Ferrara
ALAN FABBRI: “AGLI INDECISI CHIEDO FIDUCIA: NON FATEVI SPAVENTARE DAGLI SPAURACCHI DEL PD”
“Sarò il sindaco di tutti, lavorerò per unire, non per dividere. Non applicherò logiche di partito, ma di merito e ascolterò tutti i punti di vista, facendo tesoro delle critiche costruttive e accogliendo i suggerimenti di buon senso da qualunque parte provengano. Coinvolgerò la città e i ferraresi sui progetti, ribaltando i metodi del Pd che prima impone e poi chiede il parere agli interessati. Mi spenderò anche fuori dal palazzo comunale: sarò presente tra la gente e tenace nei tavoli istituzionali di qualsiasi livello per portare a casa sempre il meglio per la nostra città. Ce la metterò tutta per realizzare i punti del patto che abbiamo sottoscritto con i ferraresi e chiederò di essere giudicato, alla fine dei cinque anni, per quello che sono riuscito a fare”.

Così Alan Fabbri, candidato a sindaco di Ferrara, si rivolge ai ferraresi nell’appello al voto prima del ballottaggio.

“Chiedo la fiducia dei cittadini che vogliono il cambiamento e, agli indecisi, chiedo di non lasciarsi ingannare dagli spauracchi agitati dal Pd”, continua Fabbri. “Non siamo seminatori d’odio, come vogliono farvi credere: l’odio lo hanno seminato loro in una campagna elettorale fatta di offese personali e gratuite. Non siamo incompetenti come bassamente insinuano: a partire da me, che sono stato due volte sindaco, assessore comunale e provinciale, commissario alla ricostruzione dopo il sisma e consigliere e capogruppo in Regione, chi farà parte della mia squadra dovrà avere le giuste capacità oltre alla buona volontà di fare”.

E ancora: “Non siamo razzisti come ci vorrebbe il candidato del Pd: lo dimostra la vicinanza di tanti stranieri al nostro progetto e l’inclusione che vogliamo assicurare a tutte le persone che sono in Italia per lavorare. Quello che faremo è garantire diritti a chi questa città l’ha resa grande e a chi contribuisce a renderla viva: a prescindere dalla nazionalità dal colore della pelle e dall’orientamento religioso, ma fuori da quel finto buonismo con cui il Pd ha nascosto un giro d’affari che serviva ad alimentare gli interessi di pochi”.

Fabbri entra ancora nel vivo dei temi: “Non siamo omofobi e oscurantisti come ci hanno accusato di essere: nelle nostre liste abbiamo rappresentanti del mondo Lgbt a cui vogliamo garantire tutti i diritti”, spiega. “E, ancora, a contrario di quello che probabilmente sarebbe il Pd, non siamo vendicativi: non cancelleremo quello che di buono è stato fatto fino ad oggi dalle amministrazioni passate, perchè il nostro obiettivo è il bene di Ferrara”. Se saremo eletti “manterremo in essere tutto quello che funziona, cercando di migliorare quello che non va, senza passare sulla testa di nessuno, ma rispondendo alle esigenze che voi ci segnalerete”, continua il candidato. “Una cosa è certamente vera: sappiamo usare anche il pugno di ferro e lo useremo. Contro i delinquenti, gli spacciatori e tutti quelli che vivono di criminalità e credono di poter fare nella nostra città il bello e il cattivo tempo. Per loro non ci sarà più posto”. E, infine, Fabbri affronta il tema del programma: “Ma la bugia più grande che il Pd a provato a raccontarvi, con una campagna denigratoria e poco rispettosa, è il fatto che non abbiamo un programma. I cittadini che ci hanno seguito, che si sono confrontati con noi, in questi mesi di incontri pubblici con la città e le frazioni, lo sanno benissimo”, prosegue. “La nostra idea di Ferrara è precisa e la porteremo avanti con concretezza. Vogliamo una città che valorizzi le proprie risorse trasformandole in opportunità di lavoro, una città attrattiva per chi deve investire e capace di fare del turismo un vero punto di forza. Vogliamo una città intelligente, che elimina gli ostacoli per chi vuole crescere e non soffoca nella burocrazia, che salvaguarda l’ambiente più che gli interessi economici di qualcuno, che sa mettere in collegamento il centro con le periferie, dotata di trasporto pubblico efficiente e che garantisce a tutti i residenti servizi sanitari e di prossimità”. E ancora: “Vogliamo una città sicura, inclusiva, che garantisce un welfare equo e l’assistenza alle fasce deboli, una città riqualificata e vivibile in ogni sua parte e ben collegata con il resto della regione”, conclude. “I ferraresi lo sanno: domenica è un’occasione storica per cambiare. Andare a votare è fondamentale: chi non partecipa, questa volta, è complice”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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