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Da Camelot

Mercoledì 6 dicembre 2017 il progetto Vesta per l’accoglienza di rifugiati in famiglia ideato e gestito
dalla cooperativa sociale Camelot, ha ottenuto la menzione, per la categoria Cooperative Sociali,
nell’ambito del premio “ER.RSI Innovatori Responsabili” della Regione Emilia – Romagna per la
responsabilità sociale di impresa e l’innovazione sociale.
Il premio è stato consegnato da Palma Costi, assessore regionale alle attività produttive, piano
energetico, economia verde e ricostruzione post – sisma, ed è stato ritirato da Carlo De Los Rios,
amministratore delegato di Camelot.
La premiazione si è tenuta a Fiorano Modenese (Mo) all’interno dell’azienda Florim Ceramiche,
impresa premiata nella passata edizione.
Il premio, istituito nel 2014 e giunto alla terza edizione, è volto a valorizzare le esperienze più
significative realizzate dalle imprese che operano in regione per lo sviluppo sostenibile e
contribuiscono all’attuazione degli SGDs -Sustainable Development Goals, gli obiettivi dell’Agenda
ONU 2030.
Nella menzione, la giuria ha voluto evidenziare come il progetto Vesta “con originalità e coraggio”
sia teso a coinvolgere oltre ai rifugiati, anche i cittadini “dando loro un ruolo da protagonisti
all’interno dei territori che si mettono in rete e dando un supporto concreto all’azione dei
programmi pubblici”.
Il progetto Vesta, partito nel 2016 nel territorio di Bologna e da ottobre 2017 attivo anche per la
provincia di Ferrara nell’ambito del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e
Rifugiati), permette ai cittadini di ospitare un rifugiato nella propria casa, candidandosi attraverso la
piattaforma www.progettovesta.com.
Dal momento della candidatura, uno staff di professionisti della cooperativa Camelot con
esperienza decennale nel campo dell’accoglienza e integrazione di richiedenti e titolari di
protezione internazionale, si fa carico degli aspetti burocratici, amministrativi, psicologici e legali
dell’accoglienza oltre che dell’inserimento lavorativo del ragazzo, e affianca le famiglie in tutte le
tappe del percorso.
Ai cittadini che accolgono, viene corrisposto un contributo di 350 € per coprire le spese che
verranno sostenute a fronte dell’aumento delle persone che abitano nella casa, oltre che per
permettere alla famiglia di coinvolgere l’ospite nelle attività che normalmente svolge.
All’esperienza dei professionisti che lavorano al progetto, si è scelto di unire le potenzialità del web
con una piattaforma on line per facilitare l’accesso dei candidati e soprattutto con una community
on line dedicata che possa favorire la rete dei legami, permettere di condividere l’esperienza e le
attività da fare assieme ed offrire uno spazio di supporto reciproco. La community è anche un
ulteriore strumento che permette allo staff di Vesta di monitorare i percorsi di ospitalità in casa.
A Ferrara stanno iniziando gli incontri con le prime famiglie che si sono candidate al progetto. Dopo
il colloquio conoscitivo con lo staff Vesta, i cittadini e le famiglie che si sono resi disponibili,
inizieranno un percorso di formazione preliminare all’accoglienza. Sono previsti cinque incontri che
spazieranno dal contesto migratorio alla legislazione in materia e verteranno anche sugli aspetti
psicologici, culturali ed emotivi propri di questo specifico rapporto di convivenza.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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