Skip to main content
ADESSO BASTA, in questi giorni a Ferrara è partita una forte propaganda da parte del sindaco Alan Fabbri che attacca Regione, Partito Democratico e nuovamente Monsignor Perego, una propaganda sterile e imbarazzante, una sorta di “chiamata alle armi” che travalica i confini comunali per chiamare a raccolta cittadini e sindaci da tutta la regione, soprattutto di centrodestra.
Strategia elettorale o un tentativo maldestro di nascondere gli imbarazzi provocati dal Presidente della Fondazione Ferrara Arte Vittorio Sgarbi?
Oppure il sindaco temendo una sconfitta alle prossime amministrative, mette le mani avanti per le prossime regionali?
Fabbri forse dimentica di non trovarsi più all’opposizione, dimentica che ora amministra una città, una comunità, e che mentre all’opposizione più o meno tutto è lecito, persino alzare i toni o andare sopra le righe, quando sei sindaco lo devi essere di tutti, soprattutto devi mantenere un atteggiamento equilibrato.
Peccato che nelle ultime uscite mediatiche di equilibrato non si sia visto nulla, equilibrio che viene meno nel momento in cui il sindaco utilizza la pagina istituzionale e pagata dai ferraresi, non per svolgere un servizio a favore di tutta la comunità, ma per fare propaganda di partito, confondendo il ruolo di uomo sindaco con quello di uomo Lega.
Perché tutti i cittadini, anche chi non l’ha votato ma gli paga stipendio e comunicazione, da una settimana deve leggere una pioggia di post propagandistici, dai toni violenti e offensivi? Persino contro Monsignor Perego che secondo Fabbri non avrebbe diritto ad esprimersi sulla polemica innescata tra l’altro dallo stesso sindaco?
Perché Fabbri si permette di (stra) parlare a nome di tutti, mentre il Vescovo che semplicemente applica il proprio credo, deve tacere?
È evidente come il sindaco stia facendo un utilizzo improprio dei canali comunicativi ufficiali, ma ancor più grave è il terrorismo mediatico che sta muovendo da una settimana, grave il voler scatenare una guerra tra poveri, con la piena consapevolezza di fomentare rabbia su larga scala instillando nei cittadini un ingiustificato senso di ingiustizia, un senso di ingiustizia che non ha ragione di esistere.
Intanto è bene chiarire che il requisito della residenzialità storica (3 anni) resta, requisito che anzi fu adottato proprio dalla Regione Emilia Romagna nel 2015, tra l’altro con il voto contrario di Fratelli d’Italia, Forza Italia e con l’astensione dell’allora Lega Nord il cui capogruppo era proprio Alan Fabbri.
Semplicemente gli amministratori locali non potranno adottare questo requisito per attribuire ulteriori punteggi, quindi mi viene spontanea una domanda:
Su quali basi il sindaco ritiene che non potendo inasprire ulteriormente questo criterio a livello locale, si favorirebbe una discriminazione nei confronti delle famiglie ferraresi/italiane se i dati dicono chiaramente che già ad inizio 2019 e quindi in presenza della precedente amministrazione PD, a Ferrara gli alloggi popolari erano occupati per un 84,5% da nuclei familiari italiani pur senza aver messo mano al regolamento come poi fatto successivamente dalla sua stessa Giunta?
Come fa il sindaco ad affermare che durante la Giunta Tagliani gli stranieri si vedevano assegnare metà degli alloggi popolari se i fatti dimostrano il contrario? E come può mettere in relazione i residenti stranieri (circa 13.000) sulla popolazione totale del Comune (circa 130.000), se il 73% delle famiglie ferraresi vive in abitazioni di proprietà e circa tre quarti del restante 27% paga un affitto presso persone fisiche?
E ancora, a livello regionale dove il 77,4% degli alloggi popolari è assegnato a nuclei familiari italiani, ci sono oltre 25.000 persone in attesa di una casa popolare, oltre 6.000 alloggi sfitti, e mentre la Regione fa la sua parte e investe mediamente ogni anno 10 milioni di euro per ristrutturare le case popolari lasciate vuote, il Governo non ha intenzione di investire 15 milioni annui sulla Regione (cifra direi alla portata di un governo) per colmare la differenza.
E in tutto questo, il sindaco Fabbri che tra l’altro investe ancora troppo poco in questa direzione, con la sua maggioranza che ha recentemente bocciato una risoluzione ai bilancio del partito democratico che chiedeva di incrementare le risorse comunali destinate al recupero degli alloggi Erp vuoti presenti nel comune di Ferrara, non trova di meglio che avviare una polemica sterile?
Polemica oltremodo obsoleta, dal momento che da quasi un decennio va raccontando di una fantomatica invasione di immigrati che rubano le case popolari agli italiani, ovviamente tutto falso.
A Ferrara ci sono oltre 700 alloggi sfitti che non sono in condizioni di abitabilità, e delle oltre novecento famiglie che si sono viste accogliere la loro domanda nel corso dell’ultima graduatoria, solo un centinaio di loro hanno potuto beneficiare recentemente dell’assegnazione di un alloggio popolare, tra l’altro proprio grazie al Programma straordinario Recupero e assegnazione di alloggi Erp anno 2023 della Regione, quella stessa Regione che il sindaco Fabbri attacca in maniera scomposta.
Dispiace leggere sulla cronaca locale, preoccupazione e sdegno sui volti di famiglie ferraresi, a causa dell’atteggiamento di chi, anziché lavorare seriamente per la comunità e a favore di un tessuto sociale coeso, preferisce spargere a piene mani disinformazione, fomentando rabbia e creando ulteriori divisioni in un contesto locale già fortemente inquinato a causa di un ripetuto atteggiamento divisivo e discriminatorio.
E a proposito di investimenti, mentre la precedente amministrazione tramite Acer ha realizzato circa 300 alloggi, tra cui il complesso delle Corti di Medoro che Nicola Lodi voleva demolire a spese dei ferraresi e che Alan Fabbri riteneva un enorme spreco di denaro, cosa ha prodotto in questi cinque anni l’amministrazione Fabbri? Al momento zero, cancellando tra l’altro interventi già previsti in direzione degli alloggi pubblici e non presentendo progetti ad un bando nazionale da 30 milioni.
Ad Alan Fabbri in realtà non interessa nulla né delle case popolari, né dei ferraresi, il suo scopo è individuare il nemico di turno su cui costruire la sua folle propaganda.

Valerio Aldighieri

(dalla pagina Fb di Sardine – Ferrara)

tag:

Scelto da Periscopio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it