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Ambiente. Meno rifiuti prodotti, differenziata all’80%, riciclo al 70% e stop alla pianificazione di nuove discariche per i rifiuti urbani indifferenziati. Approvato dall’Assemblea legislativa il Documento strategico che definisce i cardini del nuovo Piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche. Priolo: “La transizione ecologica passa da qui. Fondamentali l’equilibrio tra autosufficienza nello smaltimento, principio di prossimità e promozione dell’economia circolare per un nuovo modello di sviluppo soste.

Partito l’iter verso il nuovo Piano rifiuti e bonifiche 2022-2027 dell’Emilia-Romagna. Trattati anche la bonifica delle aree inquinate, la tariffa puntuale e la gestione dei rifiuti speciali. Economia circolare leva per arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050.

Bologna – Prevenire la produzione dei rifiuti. Portare la raccolta differenziata all’80%, con un ulteriore balzo in avanti rispetto all’attuale 73%. Applicare la “tariffa puntale”, raggiungere il 70% di riciclaggio e porre uno stop inedito alle discariche per i rifiuti urbani indifferenziati, probabilmente unico caso nazionale.

È la linea tracciata in vista del nuovo Piano regionale dei rifiuti, che definirà la strategia dell’Emilia-Romagna in un settore chiave delle politiche ambientali per il periodo 2022-2027. Il Piano punterà sull’economia circolare e, per la prima volta, riguarderà anche la bonifica delle aree inquinate, per restituirle alle comunità con nuovi usi e contrastare il consumo di suolo.

Ieri l’assessore regionale all’ambiente Irene Priolo ha illustrato il Documento strategico approvato oggi in Assemblea Legislativa dopo un proficuo e approfondito dibattito. Un passaggio che, di fatto, sancisce ufficialmente l’avvio del percorso verso l’approvazione del nuovo strumento di programmazione.

“Il Piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche è una colonna portante della transizione ecologica dell’Emilia-Romagna- spiega l’assessore Priolo-, in linea con il programma di mandato, il Patto per il Lavoro e il Clima, con gli obiettivi fissati dall’Europa e dall’Agenda 2030 dell’Onu. Porrà al centro l’economia circolare, leva fondamentale per contribuire al conseguimento della neutralità carbonica entro il 2050: per questo si definiranno misure per la riduzione dei rifiuti indifferenziati fino ad arrivare a 120 chilogrammi all’anno per abitante, ma anche capaci di dare un taglio agli sprechi e all’impiego della plastica monouso per un modello di sviluppo centrato sul riconoscimento del grande valore delle materie prime, da risparmiare, sull’importanza del recupero degli scarti e sulla conservazione del capitale naturale”.

La tariffa puntuale rappresenta solo una delle azioni che entreranno nell’azione della Regione. Già adottata da 82 Comuni e ispirata al principio comunitario “chi inquina paga”, è equa sia dal punto di vista ambientale che etico, perché ciascuno pagherà “per quanto butta”. Sarà affiancata da specifiche strategie sulle plastiche, sulla riduzione dei rifiuti alimentari e sull’incremento della differenziata. Vera sfida sarà la gestione dei rifiuti speciali, dove, la prevenzione della produzione si unirà alla riduzione del 10% delle quantità inviate in discarica e ad interventi per assicurare l’autosufficienza regionale nello smaltimento secondo il principio di prossimità.

“I principi e le finalità su cui sarà costruito il nuovo Piano- prosegue Priolo– sono già stati illustrati a tutti i portatori di interesse e si sono raccolte osservazioni importanti, di cui si è già tenuto conto e saranno ancora approfondite nel lavoro che verrà. La gestione dei rifiuti e, da questo piano anche quello delle bonifiche, sono temi delicati su cui interverremo e dovremo misurarci con concretezza basandoci sui dati che determineranno la credibilità delle nostre azioni. Sono ambiti di grande complessità- chiude- ma dovrà essere fatta una discussione ferma e matura in grado di portare la nostra Regione ad un nuovo modello di sviluppo economico, proseguendo una tradizione di innovazione e capacità del sistema imprenditoriale e dei cittadini di rispondere alle sfide.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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