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La montagna di plastica

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di Federica Mammina

L’Everest, situato nella catena dell’Himalaya, è nota come la vetta più alta del continente asiatico e della terra con i suoi 8848 metri di altitudine sul livello del mare. Un luogo che ha sempre esercitato un indiscutibile fascino: un luogo impervio, dove gli amanti della montagna possono apprezzare la natura nella sua essenza più pura, oltre che misurarsi con le proprie capacità. E probabilmente uno dei luoghi al mondo che, nell’immaginario collettivo, rappresentano la natura nel suo aspetto più incontaminato.
Condividerete quindi la mia delusione e incredulità nello scoprire che l’Everest è attualmente noto per un altro primato: essere la discarica più alta del mondo. Nei mesi scorsi, la Cina, in un tentativo di ripulire la vetta, ha recuperato ben 8,5 tonnellate di rifiuti. Rifiuti, prevalentemente plastica, lasciati da tutti quei sedicenti amanti della montagna che ogni hanno vanno a farle visita. Disastro ambientale amplificato dal fatto che oltretutto, a causa del riscaldamento globale, stanno riemergendo anche tutti i rifiuti passati, sepolti per decenni sotto i ghiacci.
D’altro canto per gli amanti del mare esiste già l’isola di plastica, quindi per gli amanti dell’altitudine ci stiamo attrezzando con una montagna di rifiuti.
Non è la prima volta che affronto il tema dell’inquinamento perché mi interessa particolarmente e nonostante io sia piuttosto informata sull’argomento, ancora mi scopro incredula e sgomenta.
Maledetta speranza che sei sempre l’ultima a morire.

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Redazione di Periscopio