Rifiuti della Camorra: solo la verità può dissipare le paure
Da ufficio stampa Paola Peruffo
Tanto se ne è dibattuto in questi giorni che è quasi inutile ripercorrere i tratti salienti della vicenda del pentito Perrella e delle relative confessioni circa i (presunti) rifiuti altamente inquinanti gettati nelle discariche ferraresi per volere della camorra negli anni ‘90.
Il sindaco Tagliani, prontamente intervenuto sul caso, prima chiarisce che “Il Comune di Ferrara, sia direttamente che attraverso Arpae, tiene costantemente sotto controllo le aree un tempo interessate da attività di discarica. Disponibile a documentare in modo circostanziato l’attività svolta”, poi specifica che “è intenzione del Comune inoltrare un esposto alla Procura per valutare se sussistano o meno circostanze di reato” e infine che “sporgerà querela per diffamazione e calunnia verso coloro che attribuiscono all’attuale sindaco condotte omissis o scorrette e ne divulghino con ogni mezzo la diffusione”.
Verrebbe da chiedersi il motivo di tanta enfasi autodifensiva da parte di Tagliani dal momento che i fatti in questione risalgono a quando lui non era ancora sindaco o vicesindaco della città. In ogni caso, se al suo indirizzo sono giunte accuse offensive e infondate, fa bene a tutelandosi e in questo caso esprimo la mia personale solidarietà.
Il punto focale però è un altro. Appurato che indagini in merito ai rifiuti sono state eseguite, Forza Italia ha chiesto la convocazione di una commissione speciale per analizzare quale sia il reale stato di inquinamento di queste discariche (su una di queste, pochi anni fa, è stato concesso il via libera all’immenso impianto fotovoltaico della Spal di Butelli, finito come sappiamo nda), dei terreni confinanti (la maggior parte dei quali adibiti a produzioni agricole), oltre che delle faglie acquifere annesse.
Riterremo cosa opportuna, inoltre, che all’apposita commissione prendesse parte il parlamentare ferrarese Alessandro Bratti, come presidente della Commissione Parlamentare Ecomafie, per illustrare i risultati delle indagini che riguardano il nostro territorio, quelle ovviamente non coperte da segreto istruttorio.
Troppo allarmismo? Non lo pensiamo, soprattutto alla luce di dati, ahinoi, inconfutabili. Ferrara registra un record assolutamente non invidiabile di tumori, specie alle vie respiratorie, con numeri paragonabili solamente al contesto dell’Ilva di Taranto; i livelli di particolato dell’aria degli ultimi mesi sono tra i più alti dell’intera Pianura Padana, senza che siano mai stati presi seri provvedimenti di contrasto; recenti interventi sul sottosuolo – a seguito della poco attenta e trasparente gestione dei rifiuti generati provenienti da aree produttive locali – hanno evidenziato valori estremamente preoccupanti non solamente nei pressi delle note discariche cittadine, ma anche in altri luoghi, come ampiamente dimostrato dalle cronache sulla genesi dell’asilo del Salice e dell’intero quadrante Est. All’interno di questo scenario già di per sé inquietante la giunta si è concessa pure la “generosità” di accettare (dietro compenso) i rifiuti della Puglia perché fossero bruciati nel nostro inceneritore.
Mi associo all’auspicio espresso da persone più autorevoli della sottoscritta in materia di giustizia connessa ai reati ambientali, considerando poco attendibili le parole di un pentito uscito da poco dal programma di protezione. In ogni caso, vista la delicatezza del tema, alle considerazioni generali preferiamo dati certi e inconfutabili.