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da: organizzatori

Oggi venerdi 14 ottobre alle ore 18 presso la libreria ibs – Libraccio di Ferrara Chiara Baratelli, psicoanalista, presenterà il libro di Roberto Pozzetti (psicoanalista lacaniano di Como): ”Esiste un amore felice? Sul trattamento psicoanalitico delle crisi di coppia”.
È un testo che parte da una domanda per porre una questione universale. Parlare d’amore è parlare un linguaggio universale (riguarda tutti i tempi) e nel contempo contemporaneo nel senso che è segnato dal tempo e dalla cultura in cui viviamo.
Pozzetti articola la trattazione di questo tema a partire dall’orientamento psicoanalitico di Freud e Lacan e lo fa esponendo casi della sua pratica clinica privata e istituzionale.
Il libro è molto ben articolato. Presenta un indice ricco. Esplora diversi aspetti di questo sentimento: l’amore genitoriale come l’amore più durevole nel tempo nonostante le ambivalenze, l’amore omosessuale, la differenza tra amicizia e amore, la scelta del partner.
Il tema che attraversa tutto il libro è la crisi di coppia (nel sottotitolo) tema privato ma anche sociale, che mostra la crisi del legame e delle relazioni. I legami di coppia sempre più volubili, pronti a sciogliersi, instabili. È l’epoca degli amori liquidi (c’è un capitolo che si intitola matrimoni liquidi)
Frequenti sono le separazioni per diverse cause: l’amore svanito, il desiderio affievolito. Questo tempo ha il culto collettivo dell’amore senza vincoli, vi è un’insofferenza nel confronti de legame come responsabilità, si cerca un godimento sempre nuovo.
Oggi l’imperativo è “goditela più che puoi!”.
Nel libro viene ben mostrato come l’amore sia caratterizzato da una tensione infinita, tensione che non trova mai appagamento.
Si ama qualcuno per esser a propria volta amati come esseri particolari.
Ciò che amiamo nell’altro non può mai essere ridotto ad una qualità circoscritta del suo essere.
Nel libro viene ben descritto come l’avvio della domanda di cura si produce solitamente proprio quando si constata che il tentativo di fare Uno con l’Altro è un miraggio e non si riesce a rinunciare a tale miraggio.
A mio avviso occorre recuperare un discorso sull’amore che non sia né un culto libertino di un desiderio senza legami né una rassegnazione ad una routine senza vitalità. Occorre contrastare due menzogne del nostro tempo: credere che l’uomo sia libero, autonomo e l’idea dell’esaltazione del Nuovo come il principio che orienta il desiderio.
L’amore rimane un enigma, una questione che ognuno deve esplorare soggettivamente.
Nulla dà frutto senza coltivazione: l’amore vive finchè si fanno progetti e sogni in suo nome, finché si usano verbi al futuro, finché coloro che si amano non smettono mai, almeno un poco di mancarsi.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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