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Da: Ufficio stampa

468 imprese in meno nei primi tre mesi del 2020 contro un calo di 421 nello stesso trimestre del 2019. Il bilancio della nati-mortalità delle imprese ferraresi tra gennaio e marzo di quest’anno (-30.000 le aziende cessate sul territorio nazionale) risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, rispetto allo stesso arco temporale. Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente. In netto calo sia le iscrizioni che, in misura minore, le cessazioni. Tra gennaio e marzo si registrano 479 nuove aperture, a fronte di 532 dello stesso trimestre dell’anno precedente, e 947 chiusure contro le 953 del 2019.
E’ quanto emerge della fotografia scattata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara sulla natalità e mortalità delle imprese ferraresi nel I° trimestre 2020.

“Sulla liquidità servono mai come in questo momento interventi imponenti, ora l’obiettivo è salvare il sistema industriale ed economico e non guardare a deficit e debito. Ci sarà tempo per farlo, anche perché il rischio concreto è di salvare i conti pubblici oggi, ma non avere più contribuenti domani”. Così il presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni, che ha aggiunto: “Il fatturato della gran parte delle imprese è ormai zero o prossimo allo zero, e la possibilità che molte aziende in queste condizioni chiudano per non riaprire più è concreto. Per questo – ha concluso il presidente della Camera di commercio – stamattina (21 aprile) la Giunta varerà un intervento da mezzo milione di euro per garantire che la liquidità arrivi immediatamente alle imprese, attraverso un potenziamento delle garanzie pubbliche per la concessione di credito da parte delle banche”.

Dal punto di vista delle forme giuridiche adottate dalle imprese, il contributo in controtendenza viene sempre dalle società di capitali (37 imprese in più nel trimestre, pari ad un tasso di crescita positivo dello 0,54%, in lieve accelerazione rispetto al 2019, ma lontano dal buon risultato del 2018 quando si è registrato lo 0,94%). L’aggregato che arretra di più e che spiega gran parte del saldo negativo complessivo è quello delle imprese individuali, diminuito in tre mesi di 433 unità (in termini relativi si tratta di un -2,11% contro il -1,85% del 2018), mentre meno significativa, in termini assoluti, è stata la riduzione delle società di persone (66 unità, lo 1,04% in meno rispetto a fine dicembre, in termini percentuali una velocità dimezzata rispetto a quella delle imprese individuali). Solo in lieve contrazione sono le altre forme giuridiche (cooperative e consorzi), con 6 unità in meno.
Il trend è diffuso su gran parte del territorio nazionale, soprattutto tra imprese del Nord Italia con saldi negativi importanti soprattutto nel Nord-Ovest e nel Nord-Est. L’analisi a livello regionale mostra saldi negativi anche in altri ambiti di riferimento, in peggioramento per l’Emilia-Romagna e l’Italia, ma con contrazioni più contenute rispetto alla provincia di Ferrara. Solo 3 province su 105 hanno registrato lievi saldi positivi (nel 2019 sono state 6 e nel 2018 15), con percentuali tutte inferiori all’1%, ma Ferrara segna il peggior tasso di crescita negativo, seguita da Rovigo, Isernia e Ravenna.

Tra i settori, gli unici che non diminuiscono la propria base imprenditoriale sono le attività immobiliari e il comparto relativo a noleggio e servizi alle imprese. In termini assoluti i saldi negativi più pesanti si registrano in agricoltura (-154 unità, si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni, che solo saltuariamente rallenta) e nel commercio (-141), settore che prosegue, peggiorando, la contrazione già evidenziata lo scorso anno, cui si deve quasi un terzo dell’intero saldo negativo. Continua il ridimensionamento anche del settore edile, -59 unità, bilancio segnato dal trend particolarmente pesante del settore artigiano (-47 unità), un valore che da solo spiega gran parte dell’ulteriore battuta d’arresto dell’edilizia. Contrazioni più contenute si registrano poi nell’industria manifatturiera (-18 unità il saldo tra aperture e chiusure), nelle attività dei servizi di trasporto (-10).

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, accelera soprattutto la contrazione il settore delle attività di alloggio e ristorazione (-37 unità , contro le -15, del 2019). A fare le spese del cattivo inizio d’anno sono state le imprese più piccole, in particolare quelle artigiane (che al 31 marzo erano 124 in meno rispetto alla fine di dicembre). Gli indicatori per il settore artigiano registrano contrazioni che in termini relativi risultano peggiori sia rispetto al totale delle imprese, sia al confronto con il 2018. L’andamento di questo particolare settore economico è, infatti, fortemente determinato da quello delle imprese individuali, la forma giuridica più diffusa tra gli artigiani (il 77% del totale). L’unico settore artigiano che cerca di contenere la contrazione del comparto, con una variazione positiva, ma non significativa, è rappresentato dal gruppo di imprese del noleggio-servizi alle imprese. Anche per Emilia-Romagna ed Italia, il tasso di crescita non migliora.

Quali strategie hanno in mente le imprese ferraresi per superare questo momento?
Una interessante indagine della Camera di commercio rileva che, per superare questo momento di difficoltà, il 79% degli imprenditori ferraresi attenderà il ritorno alla normalità. Il 15% delle imprese sarebbe invece disposto a ricalibrare o cambiare il paniere di beni prodotti e venduti, contro il 6% che invece non lo farebbe. Dall’analisi effettuata emerge inoltre che il 36% degli imprenditori è interessato ad aumentare le vendite e-commerce.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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