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Questo è il primo di una serie di articoli che presentano il percorso di Clara, la nuova azienda di servizi ambientali della provincia di Ferrara, e non si può non partire dal concetto di economia circolare, che rappresenta la base strategica di partenza sia di Clara sia della Regione Emilia Romagna.
Fino a non molti anni fa il principio di riferimento era lo sfruttamento delle risorse. L’uomo è stato per la natura più pericoloso di quanto un tempo la natura lo fosse per lui. La natura come responsabilità umana è dunque una novità su cui l’etica deve riflettere e la responsabilità è una scelta personale, libera e consapevole, in piena coscienza. Non esiste una responsabilità collettiva, ma solo una etica condivisa della responsabilità. Su questa base si sviluppa l’economia circolare.
A livello nazionale le politiche di gestione delle aziende di servizi pubblici locali stanno spingendo gli operatori dei servizi ambientali ad abbracciare procedure gestionali più trasparenti ed efficienti, ponendo le basi per un miglioramento della qualità ed economicità dei servizi erogati.
Alla base ci deve essere una sana economia circolare perché fino a ora l’economia tradizionale ha previsto un modello di sviluppo lineare: produzione – consumo – smaltimento. Nell’economia circolare, invece, il rifiuto da scarto diventa risorsa in grado di concorrere al rilancio dell’economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro. La partecipazione e l’impegno di diversi gruppi di persone saranno la base del funzionamento di questo nuovo sistema economico.
Anche con questi principi è nata la nuova azienda Clara.

Nel ‘Manifesto per la rinascita dei rifiuti’ si riprendono i principi dell’economia circolare. Si scrive: “Chi si occupa della raccolta deve organizzare la propria struttura e attività in funzione dell’ottenimento di un rifiuto di qualità e lavorabile; requisito fondamentale della Economia Circolare”; e inoltre che “è necessaria un’impiantistica di recupero e di rinascita dei materiali sempre più specializzata e performante in termini di diminuzione dello scarto finale che riduca a un ruolo marginale (seppur necessario) l’impiantistica di smaltimento”.
“Per riuscire a svolgere queste funzioni con successo occorrono dimensioni aziendali sufficientemente grandi per garantire un servizio completo e con economia di scala, ma sufficientemente piccole e agili da poter garantire la conoscenza e il presidio del territorio necessari a rendere davvero su misura il servizio e a garantire la flessibilità e la personalizzazione”.
È la base strategica di riferimento
Fanno parte di questo sistema sia le attività di raccolta di Clara sia gli impianti di selezione (come quello di Area-impianti, la società nata dalla scissione di Area e che presto si fonderà con Cmv Energia&Impianti), quelli di trattamento e quelli di smaltimento finale (compresi gli inceneritori). Il polo Crispa, a Jolanda di Savoia, comprende le discariche e altre importanti strutture collegate: l’impianto di selezione dei rifiuti secchi riciclabili, le stazioni di trasferenza, la piattaforma di stoccaggio per rifiuti pericolosi e non pericolosi. È inoltre in fase di progetto un impianto biodigestore e di compostaggio.
Con questo impegno lo scorso anno Clara ha prodotto una raccolta procapite di 125 Kg/ab (103 con tariffa su misura) già migliorativi rispetto all’obiettivo dell’Emilia Romagna da raggiungere entro il 2020.
La crucialità del problema dei rifiuti è infatti di ordine economico, normativo, tecnico ma anche e soprattutto culturale: promuovere una indispensabile coscienza civica e sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili.

E’ difficile pensare a un radicale cambiamento se permangono contrasti anche ideologici che, al momento, producono principalmente effetti di ritardo e contrapposizione piuttosto che di reale trasformazione del comparto ambientale.
La prevenzione nella produzione del rifiuto, il recupero dei materiali e dell’energia, la minimizzazione dell’impatto ambientale e la responsabilità condivisa tra tutti i soggetti del ciclo dei rifiuti (cittadini, imprese, distribuzione e operatori del sistema) sono dunque i riferimenti da cui partire nella scelta dei sistemi di gestione dei rifiuti.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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