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da: ufficio stampa Comitato Elettorale Vittorio Anselmi, Candidato Sindaco di Ferrara

Il vicepresidente della Regione Lombardia, con delega alla sanità, Mario Mantovani ha fatto visita al candidato sindaco Vittorio Anselmi, incontrando i simpatizzanti di Forza Italia e affrontando nell’occasione diversi temi cari al centro destra.
Uno di questi è stato il nuovo Sant’Anna, definito da Luca Cimarelli nell’introduzione al dibattito, come “la più grande vergogna di Ferrara della storia recente. Un esempio di pessima gestione della cosa pubblica che ha fatto dire a Errani: ‘con che faccia ci presentiamo ai Ferraresi?’ ”.
Mantovani coglie l’assist, entrando nel dettaglio di alcuni aspetti riguardanti la sanità della sua regione: “A Brescia c’è l’ospedale più grande della Regione, un nosocomio che impiega oltre seimila persone. Non penseremo mai all’ipotesi di trasferirlo fuori dalla città. Stessa cosa a Milano col Policlinico. Anzi, stiamo acquistando vecchi stabili per allargare questo presidio che deve rimanere nel centro del capoluogo lombardo. A Ferrara si è scelto, in modo assurdo, un terreno lontano dalla città, su un terreno paludoso che ha obbligato i progettisti ad allargare la metratura con costi decuplicati”.
Sempre in tema socio-sanitario, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi, lancia una stilettata nei confronti della burocrazia di Stato e dell’attuale ministro Lorenzin.
“In Lombardia ci sono presidi in cui continua la sperimentazione sul ‘metodo Stamina’ su poche decine di bambini. Alcuni magistrati indagano i medici che sottopongono i pazienti a questa sperimentazione, nel frattempo ci sono 700 sentenze che lo convalidano e impongono di proseguire. Ho scritto a Lorenzin perché decida, con urgenza, tramite decreto, un provvedimento unico, ma non mi ha risposto. Ho scritto allora al Presidente della Repubblica, per avere chiarezza nei confronti delle persone che soffrono. Sto attendendo che il Consiglio Superiore della Magistratura prenda una decisione in proposito”.
Dalla sanità alla sicurezza. Il vicepresidente lombardo spiega le proprie ricette, essendo anche stato sindaco di un piccolo comune. “L’Italia è un Paese accogliente, noi però non possiamo ospitare tutti gli immigrati che arrivano sulle nostre coste senza una precisa politica di integrazione e pensando di poter garantire tutti. Sarebbe irriguardoso anche per gli stessi stranieri che giungono qui. Cosa può fare un sindaco? Più di quello che si pensi. Nessuna ricetta da sceriffi come ne sento tante, dall’uso dei cani ai droni – sottolinea l’esponente di Forza Italia – sarebbe sufficiente un controllo attento a livello locale. Io, da sindaco, prima di concedere le carte d’identità, convocavo gli stranieri che ne facevano richiesta, verificando che avessero un valido contratto d’affitto, che lo pagassero regolarmente attraverso un lavoro regolamentato, che mandassero i propri figli a scuola. In questo modo si controlla il proprio territorio, favorendo le persone perbene, anche tra gli stessi immigrati. Ciò che serve è il rispetto delle leggi da parte di tutti. La sicurezza andrebbe collocata tra le priorità nei programmi di un sindaco. Mi auguro di tornare a Ferrara e trovare un sindaco più azzurro”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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