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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

“Gli Uscocchi corsari dell’Adriatico”. E’ questo il titolo della mostra che sarà inaugurata venerdì 9 maggio alle ore 17 a Palazzo Turchi di Bagno, (c.so Ercole I D’Este, 32), organizzata dal Sistema Museale D’Ateneo grazie al contributo di Cesare Bornazzini, appassionato e studioso degli Uscocchi, che ha gentilmente fornito il materiale librario e le stampe esposte nella mostra, collaborando anche alla stesura dei testi dei pannelli. Oltre ad essere produttore e regista di un filmato incentrato sulla storia di questa popolazione, Bornazzini ha curato la ristampa della “Storia degli Uscocchi”, scritta da Minuccio Minucci e completata da Paolo Sarpi nel XVII secolo, racconto che espone le vicende che hanno coinvolto questi profughi cristiani riversatisi sulle coste del Mare Adriatico per sfuggire all’avanzata ottomana dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453.
Come ci spiega Ursula Thun Hohenstein, Presidente del Sistema Museale di Ateneo.. “Inizialmente famosi per le loro operazioni di guerriglia contro i Turchi, gli Uscocchi diventarono poi corsari sotto la protezione e al servizio della Casa d’Austria. Dopo la battaglia di Lepanto del 1571, quando Venezia firmò una pace separata con i Turchi, gli Uscocchi non fecero più distinzione tra Ottomani e Veneziani, assaltando le loro imbarcazioni e le città costiere protette da Venezia e divenendo così pirati. Questo fu causa di una sanguinosa guerra e del loro sterminio”.

La mostra, promossa da Ursula Thun Hohenstein, dal Prof. Benedetto Sala, da Cesare Bornazzini, Roberta Pancaldi e Claudio Berto dell’Unità Museale di Unife, vedrà esposto anche il modello di una galea spagnola presente a Lepanto nel 1571, vincitore di 8 titoli fra nazionali e mondiali nei campionati tra modellist, costruita da Franco Ragazzi, Presidente del Gruppo Modellisti LNI Ferrara.
L’esposizione rimarrà aperta fino a martedì 10 giugno e sarà visitabile da lunedì a giovedì dalle 9 alle18 ed il venerdì dalle 9 alle 16.30.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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