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Comunicato stampa Teatro Ferrara.

Le nozze di figaro di Wolfgang Amadeus Mozart: Versione rielaborata a cura di Giovanni Dispenza dell’Opera in quattro atti su libretto di Lorenzo Da Ponte.

Una giornata di passione e follia, una rappresentazione – divenuta esemplare – della secolare dialettica servo-padrone. E “tra allusioni e doppi sensi, la musica di Mozart fa esplodere quei versi di profondissime, umanissime passioni”.

Intrighi, tradimenti, svelamenti, passioni, e una  rappresentazione – divenuta esemplare – della secolare dialettica servo-padrone, in cui i primi sembrano svettare per nobiltà e intelligenza rispetto ai secondi. Torna l’Opera al Teatro Comunale di Ferrara con Le nozze di Figaro. In due date, venerdì 28 e sabato 29 maggio alle ore 19.30, va in scena l’opera lirica in quattro atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, in una versione rielaborata e con la regia di Giovanni Dispenza. Forte di una rinnovata collaborazione, il doppio appuntamento è una produzione della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara in collaborazione con il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Le nozze di Figaro vedono infatti la presenza dell’Orchestra del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, composta da docenti, allievi ed ex allievi, con Marco Titotto come Maestro concertatore e Direttore. Anche gli interpreti dell’Opera sono studenti del Frescobaldi. Sponsor è Eni.

Le nozze di Figaro è una delle più note opere mozartiane ed è la prima della fruttuosa serie di collaborazioni del compositore austriaco con Lorenzo Da Ponte, che portò alla creazione anche del Don Giovanni e di Così fan tutte. L’opera racconta di intrighi, di tradimenti e dell’amore fra i due protagonisti, il servo Figaro e Susanna. Il Conte d’Almaviva, invaghito della cameriera della Contessa, Susanna (promessa sposa di Figaro), cerca di imporre sul suo matrimonio lo “ius primae noctis”, volendola tutta per sé la prima notte di nozze. La vicenda si basa su un intreccio serrato, a tratti folle, tra comicità e drammi. Si svolge nell’arco di una giornata in cui alla fine i “servi” si dimostrano più signori dei loro padroni.

“La doppia data de Le nozze di Figaro si inserisce nell’ottica di valorizzazione delle eccellenze culturali ed artistiche del territorio – spiega il direttore artistico del Teatro Abbado, Marcello Corvino – Un percorso già intrapreso dalla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, che ora conferma questo indirizzo di promozione e di valorizzazione del sistema culturale ferrarese. Un tassello essenziale che compone il mosaico di date non solo della stagione estiva, ma anche delle stagioni future, che vedranno diverse realtà locali lavorare in sinergia con professionisti di rilievo nazionale e internazionale”.

“Sono molto orgoglioso della collaborazione che continua tra il Conservatorio e il Teatro Comunale – sottolinea il direttore del Conservatorio Frescobaldi, Fernando Scafati – Non è scontato che un Teatro importante collabori per una produzione dove sono protagonisti gli studenti e gli insegnanti, sia nell’orchestra, guidata dal nostro docente Marco Titotto, sia sul palco come cantanti. Si tratta di un’opportunità unica per gli studenti dei corsi accademici superiori, che hanno la possibilità di stare in scena nelle stesse condizioni di un professionista: preziosa esperienza formativa in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro”.

L’allestimento dell’associazione Senzaspine è ora riproposto in una versione rielaborata dal regista Giovanni Dispenza (con assistente di regia Turchese Sartori) per Ferrara. «La sfida è quella di rendere attuale l’opera mantenendo gli abiti d’epoca – dichiara il regista Giovanni Dispenza –. I costumi settecenteschi vengono così inseriti all’interno di una scena modulare, una cornice che fa sia da quadro pittorico che da specchio, rappresentando l’immagine che il personaggio vuole fingere – “imbellettato per i posteri” – ma anche il vero io, privo di pietà e comprensione. Spazio anche alle video proiezioni, per mostrare i tormenti, i dubbi e i sentimenti dei protagonisti». Il tutto, conclude il regista palermitano, unito da una voce narrante, quella di una serva che, al pari di Susanna, spiando tra un’aria e l’altra, riferirà al pubblico gli eventi della folle giornata.

“Intrighi, tradimenti, svelamenti, passioni: sono i motori della narrazione dei quattro atti dell’opera buffa scritta da Lorenzo Da Ponte – ridotta dalla commedia “Le mariage de Figaro” in cinque atti di Beaumarchais, nonché asciugata dei contenuti più satirico-politici dell’originale – e composta da Wolfgang Amadeus Mozart” spiega Dispenza. “La passione che scorre il giorno prima delle tanto desiderate nozze tra Figaro e Susanna viene sporcata dai sordidi intrighi che alle loro spalle tramano il Conte, Marcellina, Bartolo, Basilio. E a loro volta, per difendere la loro passione, cospirano Figaro, Susanna, Cherubino e la Contessa”. Intrigo che spinge al tradimento a qualunque costo, con la forza della seduzione, del ricatto, del denaro. Ed ecco la ‘rivelazione’. “Si svelano gli intrighi e le passioni, i tradimenti e le identità. Chi si credeva essere or non è più, né ci si riconosce nei propri panni, si è messi a nudo, è caduto il velo. Ci si ritrova, minuscoli sotto un cielo stellato, uguali nonostante le differenze sociali ed economiche, fragilmente umani. Su di esse giganteggia il perdono, sublime atto umano che ridona pace, ordine, equilibrio”. Per il regista, “Il sacerdote Da Ponte, librettista e libertino, aveva certo esperienza di tradimenti e intrighi, ne è testimone un testo ricco di allusioni e doppi sensi, mentre la musica di Mozart fa esplodere quei versi di profondissime, umanissime passioni. Noi, nel nostro piccolo, sempre affannati a far capriole e salti mortali per arrivare alla fine di questa folle giornata, ci abbiamo messo questo: passione e follia”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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