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da: Associazione Zone K

Venerdì 26 Febbraio saranno ospiti del Circolo Arci Zone K di Malborghetto di Boara gli Ardecore, il supergruppo nato dall’incontro artistico tra la band nu-jazz degli Zu, il cantautore folk-blues Giampaolo Felici e Geoff Farina, chitarrista di un’eminente ex-band slowcore/post-rock di Chicago, i Karate. Il progetto nasce nel 2002, quando Zu e Karate dividono il palco della loro tournée europea con Blind Loving Power, la creatura blues-gospel di Felici: all’inizio e alla fine di quelle serate vengono riproposti vecchi stornelli romani. Da qui l’idea di unire le forze per un’operazione di archeologia ed etnologia musicale: riportare alla luce e “sdoganare” i brani più noir della discografia capitolina. Un laboratorio in piena espansione che dal 2005, anno del folgorante esordio dell’omonimo album “Aredecore”, ha macinato musica, chilometri e consensi.
Dopo quattro anni dall’uscita del terzo album “San Cadoco”, la band Ardecore presenta il suo ultimo lavoro “VECCHIA ROMA”, che li restituisce totalmente alla radice culturale degli inizi, dieci anni dopo il primo omonimo “Ardecore”.
Sette brani pescati quasi totalmente della tradizione romanesca pre-guerra, profondamente reinterpretati, questa volta in una direzione più spirituale, con uno stile che sembra trarre spunto dal Gospel degli anni ‘50 e ‘60, ma senza allontanarsi dalle sonorità tipiche del gruppo.

Dei sette brani presenti nell’album, solo quello che dà il titolo al disco, “Vecchia Roma”, è stato composto nel 1947, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Gli altri episodi sono più lontani nel tempo: “Pupo Biondo” e “Serenata Sincera” sono due fra i più noti del repertorio tradizionale, mentre “Girasole”, “Signora Fortuna”, “Serenata a Maria” e “Serenatella Amara”, meno conosciuti, riportano alla luce un’ immagine sensibile di una romanità dimenticata, cuore del concept dell’album, uno spaccato sui sentimenti di una città che non esiste più se non in rari casi, ormai travolta e stravolta dalla velocità di un mondo cambiato profondamente (Er progresso t’ha fatta grande ma sta città nun è quella ‘ndo se viveva tant’anni fa – da “Vecchia Roma”). Sette brani dunque, che nell’artwork dell’insostituibile Scarful divengono sette cartoline che rappresentano il significato delle canzoni, inserite in altrettanti luoghi della “città eterna”.
“Vecchia Roma”, come tutti gli album precedenti degli Ardecore, ruota intorno all’inquietudine artistica del suo fondatore, Giampaolo Felici, capace come nessun altro di condensare la drammaticità, la disperazione, ma anche la passione e la speranza di cui è pregna la tradizione culturale di una città complessa ed affascinante. Il lavoro di ricerca minuziosa, di arrangiamento, di interpretazione di ogni singola canzone fanno di Ardecore la formazione seminale di questo rinnovato percorso creativo, quella che più di tutte ha riportato l’attenzione su una cultura che era ormai relegata al folklore dello “stornello”, divenendo imprescindibile quando si parla di Nuovo Folk Romano.
VECCHIA ROMA è una visione spirituale, a tratti mistica, dei sentimenti puri, che come un filo immaginario ne unisce i capitoli, decisamente drammatici, del disco.
Nei già citati “Girasole” e “Pupo Biondo” si respira un’aria di malinconia solo a tratti spezzata dalla positività che trapela dal carattere romano degli autori originari, oltre che dell’interprete (Felici) in questione. Chiude l’album “Serenata Sincera”, ultima splendida immagine che rappresenta una via d’uscita alla depressione che nasce dall’inesprimibilità dei sentimenti.
Si preannuncia un’altra imperdibile serata. L’ingresso sarà Up To You e riservato ai Soci Arci. L’apertura è prevista per le ore 18, l’inizio del concerto sarà per le ore 22 circa. Per informazioni il numero da chiamare è sempre il 346.0876998.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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