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da: organizzatori

L’11 maggio 2016 è una data già entrata nella storia del movimento Lgbti italiano in primis e del Paese poi. L’approvazione del ddl sulle Unioni Civili riempie un vuoto legislativo durato anni, che relegava l’Italia agli ultimi posti in Europa in fatto di diritti civili riconosciuti a lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Dopo 30 anni dal primo disegno di legge, dopo 30 anni di battaglie, sconfitte, delusioni, di negazione dei diritti fondamentali dell’individuo e della propria libertà di scegliere e vedere riconosciuta la propria unione con la persona amata, il parlamento italiano ha partorito seppur con fatica una legge che ci avvicina un pò di più all’Europa a cui apparteniamo.
Certo non possiamo chiudere gli occhi sui tanti vuoti legislativi che questa legge lascia. Non possiamo scacciare dalla nostra bocca l’amaro per un fortissimo ritardo con la quale arriva quando la gran parte degli altri paesi a noi vicini è già passata al matrimonio, termine che sembra far paura alla classe politica italiana incapace di farsi interprete delle reali esigenze della società.
Una legge monca che espressamente prevede che ci siano facoltà diverse di accesso alla filiazione per chi è sposato rispetto a chi è unito civilmente. I figli nati in costanza di matrimonio, ad esempio, diventano automaticamente figli della coppia. I figli nati in costanza di unione civile, invece, diventano figli del solo genitore biologico. Inoltre una coppia unita civilmente non può accedere, per espresso divieto, all’adozione di coppia di un bambino in stato di abbandono né alle tecniche di procreazione medicalmente assistita in Italia.

Questo vuoto legislativo è soprattutto un danno per tutte quelle famiglie omogenitoriali che sono già realtà in Italia e per i loro figli che si vedono così negati il diritto alla famiglia.

La strada che abbiamo davanti è ancora lunga e probabilmente tortuosa, ma questa legge sulle Unioni civili è certamente il primo passo, piccolo incerto, ma reale.

Abbiamo fatto un sogno durato trent’anni e oggi, anche se il risultato non è quello che ci aspettavamo non possiamo non essere emozionati per lo sforzo politico e culturale di anni di attivismo fatto in tempi ben più duri e bui per gay, lesbiche e trans.

Raccogliamo oggi i frutti di queste battaglie, anche se non sono quelli sognati.
L’approvazione della legge sul riconoscimento delle Unioni Civili porterà a un ulteriore prosciugamento della palude psicologica e sociale in cui prolifera l’omofobia. E questo è un primo positivo effetto collaterale.
Qualcosa è cambiato e questo ci rende felici.
Continuiamo a lottare per la piena parità ed eguaglianza.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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