Era il 1982 quando uscì questa canzone, la prima delle dieci canzoni di uno degli album pop in assoluto più belli di tutti i tempi: Avalon dei Roxy Music, la band di quel figaccione dandy di Bryan Ferry!
E se ci ripenso, l’estate di quell’anno fu una delle più memorabili della mia vita, sicuramente la più spensierata. Ricordo la vigilia di Ferragosto nella spiaggia di Gabicce, era ormai buio ed eravamo tutti intorno a un falò in attesa che partissero i fuochi dai barconi al largo. Freschi campioni del mondo da poco più di un mese, la baldoria ci aveva accompagnato anche in vacanza.
Io ero con Adina (in realtà il nome era un altro, simile ma assai difficile da pronunciare), era tedesca e aveva vent’anni, era bionda, alta e… si sarebbe sposata in settembre con un suo coetaneo di Colonia, la città dove abitava. No, non è il caso di mettersi a disquisire sul suo concetto di fedeltà, in fondo il momento era magico per tutti noi e di certo sono pronto a giurare che era una gran brava ragazza. Dopotutto sarebbe stato un delitto rinunciare a vivere quei giorni, gli ultimi rimasti per entrambi.
Lei non spiaccicava una parola di italiano e io altrettanto di tedesco, però i gesti e gli sguardi erano più che sufficienti, così ce ne stavamo abbracciati a baciarci, a fare smorfie, a ridere e a scrutare il buio dell’orizzonte aspettando i botti, proprio come due innamorati. Il giorno dopo poi sarebbe ripartita per Colonia e naturalmente non l’avrei più rivista.
Guardavo lei, guardavo la sua amica che sospettavo essere lesbica perché non si depilava le gambe e aveva rifiutato la corte di tutti i ragazzi del gruppo, e guardavo i miei amici spalmati sulla sabbia come me, e come me rallegrati da una buona dose di birra che, a parte il far girar la testa, ci costringeva a ripetute missioni tra i cespugli tutt’intorno per svuotare vesciche sempre piene.
Fissavo il fuoco e desideravo che quella notte d’estate durasse per sempre.
More Than This (Roxy Music, 1982)
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Carlo Tassi
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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