The Last Shadow Puppets live a Ferrara sotto le Stelle 2016
da: Ferrara Sotto Le Stelle
Per la prima volta in Italia il supergruppo formato da Alex Turner, leader degli Arctic Monkeys, e dal cantautore inglese Miles Kane. Con appena due album in otto anni, hanno letteralmente forgiato un genere, un baroque pop inventivo e zeppo di riferimenti colti, eseguito con una freschezza e una sfrontatezza tipicamente british. In apertura il lanciatissimo trio garage-punk londinese Yak.
Sono stati tra gli headliner di alcuni tra i più importanti festival internazionali (da Coachella al Primavera) e faranno i loro esordio assoluto nel nostro paese martedì 4 luglio a Ferrara THE LAST SHADOW PUPPETS, uno dei progetti più originali ed inventivi concepiti nel Regno Unito negli ultimi anni.
Una band frutto del connubio tra il frontman degli Arctic Monkeys, Alex Turner, l’amico e collega Miles Kane, leader dei Rascals, il re delle produzioni indie James Ford, titolare dei Simian Mobile Disco, ben presto coinvolto in veste di produttore e autore di tutte le parti di batteria e Zack Dawes dei Mini Mansion.
Appare subito evidente che l’elemento di maggiore interesse di questo ambiziosissimo combo è l’impiego in tutte le composizioni di un sfarzosa orchestra (la London Metropolitan Orchestra), coordinata da Owen Pallett (titolare in proprio dei Final Fantasy e collaboratore di Arcade Fire e Beirut, tra gli altri), che si occupa di tutti gli arrangiamenti. Occorre infine aggiungere che il grosso delle registrazioni si svolge in Francia, lontano dai clamori e dalla dolce vita londinese.
Il primo frutto della collaborazione, “The Age of the Understatement”, vede la luce nell’aprile del 2008 e rappresenta un vero e proprio cambio di rotta per il percorso musicale di Turner. I ritmi frenetici ed elettrici dei Monkeys lasciano spazio a orchestrazioni e ad arrangiamenti baroque che rimandano al cinema degli anni Sessanta. I nomi di riferimento che vengono scomodati non appartengono all’area rock, ma ad a un ambiente musicale più classico e patinato: Burt Bacharach, Scott Walker, Elvis Costello e Serge Gainsbourg, oltre al venerato maestro Paul Weller ai tempi degli Style Council.
Il disco mostra una particolare predilezione per le situazioni malinconiche e per la qualità del vestito sonoro, assemblando reminiscenze morriconiane, passaggi dal tono barocco e un vago sentore di colonna sonora.
L’album si assesta ai piani alti delle classifiche mondiali e si guadagna l’etichetta di instant classic, portando addetti ai lavori e non a decretare Turner e Kane come il futuro della musica pop inglese.
Che non si tratti di un semplice side-project degli Arctic Monkeys diventa chiaro quando i due musicisti, negli anni seguenti, continuano a collaborare e ad intrecciare le proprie vie, professionali e personali, sempre più spesso, anche se Turner e le sue scimmie artiche hanno fatto armi e bagagli per spostare, sotto l’egida di Josh Homme, il proprio baricentro (stilistico e artistico) dalla grigia Sheffield all’arida California (conquistando anche il pubblico americano) e Miles Kane è riuscito nell’intento di riportare in vita la fiamma del britrock più sferragliante.
Bisogna così aspettare otto anni per l’uscita di “Everything You’ve Come to Expect”, registrato nell’esotica Malibu tra le storiche mura degli Shangri La Recording Studios ora nelle mani di Rick Rubin.
L’album non fa che confermare e ribadire quanto di buono era custodito nel predecessore. Ma anziché partire da esso per poi arricchirlo e spingersi oltre, questo secondo capitolo sembra essere il risultato di un lavoro di sottrazione e alleggerimento. Le suite orchestrali (dirette dal solito Pallett) perdono infatti in “epicità” per intrecciarsi con maggior naturalezza a chitarre oscillanti tra il garage-psych-rock e dense ballate dal solito retrogusto baroque, ora arricchite dal nuovo taglio vocale, versione crooner, di Alex Turner. Romanticismo, sensualità e immagini tra l’onirico e il cinematografico completano un album che sprigiona la classe e lo stile compositivo del duo.
Per riprodurre fedelmente il mood dei due dischi, THE LAST SHADOW PUPPETS, nella data ferrarese, saranno accompagnati da un quartetto d’archi.
Ma è assolutamente da non perdere anche la band d’apertura della serata, YAK, autrice di un album d’esordio tra i più esplosivi dell’anno.
Già in circolo nel Regno Unito da almeno un annetto a questa parte, il trio londinese, capitanato dal carismatico ed esuberante frontman Oliver Burslem, ha dato alle stampe nella primavera del 2016 “Alas Salvation”, successore dell’EP No – uscito per l’etichetta Third Man Records di Jack White.
Se dal rock si è spesso attinto con il risultato di gruppi fotocopie del passato travestiti da novità, in questo caso qualcuno (giovane e praticamente alle prime armi) è stato in grado di mettere in piedi un vero e proprio tributo sincero agli esponenti degli anni Sessanta e Settanta del garage e del proto-punk, ma con una ventata di freschezza e personalità non trascurabile. La carica al tritolo mostrata dagli Yak sui palchi si è riversata e fissata con efficacia sul supporto del disco, dando vita a tredici brani sul filo del rasoio dove il basso aggressivo e la chitarra ansiogena rispecchiano appieno il senso di precarietà impersonato a sua volta a testa alta da Burlsem. Alas Salvation è il debutto di una band che sa fare il proprio mestiere bene, senza briglie o forzature, sia in studio che sul palcoscenico, nonostante l’ancora breve esperienza.
THE LAST SHADOW PUPPETS + YAK
Piazza Castello – Ferrara – Martedì 5 luglio
Orari:
Apertura casse: ore 18:00
Apertura porte: ore 19:00
YAK on stage: ore 20:45
THE LAST SHADOW PUPPETS on stage: ore 21:45
Ingresso: 25 euro
Info: 348-6117254

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)