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Testimonianza di Cesare Moisè Finzi all’Einaudi, espulso nel 1938 dalla scuola pubblica per le leggi razziste fasciste

Da: Ufficio Stampa Istituzione Einaudi Ferrara

Le barbare leggi razziste fasciste del 1938, firmate dal Capo del governo Benito Mussolini e dal Re Vittorio Emanuele III, hanno ancora testimoni che le hanno subite sulla loro pelle e che, con la loro parola inevitabilmente commossa ma lucida e densa di verità, sono spinti dal nobile desiderio di mettere in guardia le giovani generazioni affinché queste discriminazioni non abbiano mai più a verificarsi.
Tale è Cesare Moisè Finzi, che da sempre porta nelle scuole la sua diretta esperienza di quell’autentica discesa nell’abisso che iniziò da allora per gli ebrei italiani, banditi dagli istituti di istruzione e dalle pubbliche amministrazioni, fatti oggetti di schedatura dalle Prefetture e di innumerevoli altre restrizioni delle libertà, culminata con i rastrellamenti e le deportazioni nei lager quando, dopo l’armistizio del Settembre 1943, i nazisti occuparono la penisola.
Aveva infatti solo 8 anni Cesare Moisè Finzi, ebreo, appartenente ad una famiglia agiata e bene inserita nella comunità ferrarese – il papà con un avviato negozio di cartoleria e profumeria nella centrale via Mazzini – quando, recatosi all’edicola per acquistare il giornale per la famiglia, non poté non leggere a lettere cubitali il titolo, “Insegnanti e studenti ebrei esclusi dalle scuole governative e pareggiate”: sarebbe stato l’inizio, per lui e per i suoi familiari, come d’altronde per tutti gli ebrei italiani, dell’immersione in una vita trascorsa sempre più ai margini, poi nell’ombra, infine nella fuga per evitare l’arresto e la deportazione: vicende drammatiche che Cesare Moisè Finzi ha narrato nell’autobiografia intitolata “Il giorno che cambiò la mia vita” (editore Topipittori, 2009), un libro che è anche una testimonianza della vita quotidiana a Ferrara negli anni della seconda guerra mondiale; una vicenda che gli allievi dell’Istituto Einaudi potranno ascoltare dalla voce dell’autore lunedì 20 gennaio, dalle ore 10.10 alle ore 12.10, nell’ambito di “Apertamente”, il ciclo di incontri aperti alla cittadinanza organizzati dalla scuola ferrarese, che si tengono nell’Aula magna di via Savonarola n. 32.
Cardiologo, nato a Ferrara ed ora residente a Faenza, su questo tema nel 2006 Cesare Moisè Finzi aveva già pubblicato il volume “Qualcuno si è salvato. Ma niente è stato più come prima”, edito da Il Ponte Vecchio. Dal 2002 è cittadino onorario del Comune di Gabicce, i cui abitanti durante la fuga fornirono a Cesare e alla propria famiglia protezione e sostegno contro i persecutori nazifascisti.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)