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Chi ha mangiato tutte le torte?

Assistere a una partita di Premier League in pieno inverno può essere impegnativo, specialmente se è uno di quei famigerati mercoledì sera di Stoke-on-Trent in cui fa freddo, tira vento e piove a dirotto [Qui]. In una situazione del genere, il cibo ideale con cui sfamarsi, e soprattutto scaldarsi, è la popolarissima meat pie, il tortino di carne che da più di settant’anni è una presenza fissa sugli spalti degli stadi inglesi. Oltre alla carne, la farcitura può contenere carote, sedano o piselli, ed è racchiusa in un involucro di pie crust, il corrispettivo britannico della pasta brisé.
Ebbene, l’abitudine di consumare quei tortini salati nel pre-partita ha dato il via a un coro piuttosto irriverente: si tratta di Who Ate All The Pies? [Qui], indirizzato solitamente al giocatore più paffuto o fuori forma della squadra avversaria.

“Who ate all the pies? You fat bastard, you ate all the pies!”

Sta di fatto che, perlomeno nel Regno Unito, questo motivetto gode di una popolarità a dir poco trasversale: ogni tifoseria l’ha intonato almeno una volta, e di recente ha ispirato programmi radiofonici, account su Twitter e monologhi comici, tra cui quest’imperdibile “esegesi” di James Acaster [Qui]. Tuttavia, il successo di Who Ate All The Pies? è associato perlopiù alle vicende di due ex giocatori: il portiere William “Fatty” Foulke e l’attaccante di origini italiane Micky Quinn.

Il primo, com’è intuibile dal soprannome, è ricordato soprattutto per i suoi 150 chili distribuiti in quasi due metri di altezza, e proprio per questo motivo pare che sia stato il bersaglio originario del coro di cui sopra. Senonché, un recente articolo della BBC smentisce quest’ipotesi, poiché la melodia di Who Ate All The Pies? sarebbe stata presa in prestito da una canzone goliardica (Knees Up Mother Brown) le cui prime testimonianze risalgono al 1918, cioè due anni dopo la morte dello stesso Foulke.

Micky Quinn, invece, è stato soprannominato in vari modi per via della sua stazza: da “Sumo” a “Hippofatamus”, passando per un più semplice “Bob”, dovuto alla somiglianza con il comico televisivo Bob Carolgees. In particolare, l’episodio più bizzarro e iconico della carriera di Quinn è avvenuto circa trent’anni fa, ossia quando l’allora attaccante del Newcastle raccolse e mangiò un tortino che qualche spettatore aveva lanciato sul prato di Blundell Park, stadio del Grimsby Town. Quella vicenda, assieme ad altri aneddoti piuttosto curiosi, è raccontata nell’autobiografia dello stesso Quinn, intitolata per l’appunto Who Ate All The Pies?.

Se volete saperne di più sull’inscindibile abbinamento tra meat pie e stadi inglesi, c’è un libro che fa al caso vostro: si intitola 92 Pies [Qui], ed è il resoconto del viaggio gastronomico intrapreso dall’autore Tom Dickinson, il quale ha trascorso l’intera stagione calcistica 2008/2009 ad assaggiare tortini di carne negli stadi d’oltremanica.

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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