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da: organizzatori

In collaborazione con ONG di Armenia e Germania il Teatro Nucleo realizzerà in Georgia, nelle vicinanze di Tbilisi, un progetto teatrale rivolto ad operatori dei diritti umani della Cecenia, del Nagorno Kharabak, dell’Inguscezia, dell’Ossezia, dell’Azerbaijan, dell’Ucraina, della Russia, della Georgia, dell’Armenia, dell’Abkhazia e del Dagestan. Vi saranno inoltre partecipanti e osservatori di una ONG che cura i diritti umani nel Libano. Il progetto, che si realizzerà nel mese di luglio, prevede una fase seminariale formativa, e la realizzazione di uno spettacolo con tutti i partecipanti.
La sede del laboratorio sarà in Georgia perché questo Paese è considerato “neutrale” da tutti i Paesi partecipanti.
Da diversi anni ormai le varie situazioni di confronto nel Caucaso conoscono un momento di fragile stabilità, una sorta di “pace armata” che può deflagrare in qualsiasi momento. Gli interventi degli attivisti dei diritti umani, la maggior parte giovani persone militanti nelle varie ONG, sono più che mai preziosi quanto possibili e necessari ora, prima che divampino gli incendi che noi ritroviamo poi sul telegiornale, quando è ormai troppo tardi.
L’intento del Teatro Nucleo è quello di potenziare le capacità di questi valorosi operatori, nell’utilizzare le capacità introspettive, comunicative ed espressive del teatro per affrontare in modo non violento e creativo i terribili conflitti in atto in quell’area dell’Est Europa. I partecipanti, appartenenti ad etnie e nazionalità permanentemente in lotta, sin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, non sono soliti condividere spazi e progetti comuni. Il fatto che i partecipanti e le loro organizzazioni d’appartenenza abbiano accettato di realizzare il laboratorio è già un grosso successo; infatti è stato complesso e molto difficile il lavoro di promozione presso le associazioni dei diritti umani, di organizzazione e selezione dei partecipanti nelle diverse regioni interessate. Rancori, sfiducie reciproche e pregiudizi vecchi di secoli rappresentano ostacoli a volte quasi insormontabili, per creare situazioni dove ci si possa confrontare e trovare terreni comuni dove possa crescere la pace. Questo è il senso del “Teatro per la pace” che gli operatori del Teatro Nucleo si apprestano a realizzare, in una sorta di ideale continuità del progetto che nel 1989 e nel 2010 si chiamò “Mir Caravane” (carovana per la pace) e portò nove compagnie teatrali dell’Est e dell’Ovest Europa da Mosca a Parigi in sei mesi di intensa convivenza creativa.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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