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Da: Cristina Romagnoli, Comune di Copparo

TEATRO DE MICHELI, UN OCCHIO DI RIGUARDO ALLE FASCE SENSIBILI
Per i disabili non solo tariffa ridotta, ma anche ingresso gratuito dell’accompagnatore

Malgrado l’impossibilità di aprire le porte del Teatro De Micheli, l’impegno rispetto alla stagione 2020-2021 prosegue inalterato, anche negli aspetti finanziari, nell’ambito di un bilancio costruito «con l’intendimento di una regolarità di gestione», ovvero puntando a un anno di progressivo rientro alla normalità e confermando le risorse per gli eventi e per l’attività teatrale.
Nel corso dell’ultima seduta, il Consiglio Comunale ha approvato con la manovra anche le tariffe del De Micheli, con due elementi in particolare che fondano su un atteggiamento di sensibilità verso le fasce fragili e sensibili della comunità: una specifica attenzione per le persone con disabilità e uno snellimento delle voci tariffarie.
In primo luogo per quanto riguarda i disabili, che hanno diritto a tariffa ridotta, si è deciso che non sia fissata una soglia di percentuale di disabilità sopra la quale scatti la riduzione, facendo decadere dunque anche l’obbligatorietà di presentare la certificazione in base alla legge 104/92. Sarà garantito loro inoltre l’ingresso gratuito per l’eventuale accompagnatore di cui necessitino.
La seconda novità è rappresentata dall’accorpamento della tariffa under 30 a quella degli studenti universitari, estendendo peraltro la riduzione anche agli iscritti ad atenei diversi rispetto all’Università degli Studi di Ferrara.
L’auspicio ora è che i teatri, fondamentali luoghi di cultura, possano riaprire. L’inaugurazione della stagione copparese è stata affidata alla diretta streaming gratuita per tutti del concerto ‘Omaggio a Ennio Morricone’ della Casanova Venice Ensemble, sempre disponibile sul canale Youtube del Comune. Tuttavia l’11 dicembre non è stato possibile ammirare sul palcoscenico del De Micheli Miche Placido in ‘Amor y tango’ e poche speranza si nutrono anche per il concerto spettacolo di e con Attilio Fontana e Emiliano Reggente ‘Litigarsi… giradischi & papillon’, previsto per sabato 16 gennaio. Tutto è pronto però per quando si decidesse di rialzare il sipario.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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