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Da: Europa Verde

Silvia Zamboni, consigliera regionale di Europa Verde e Vice-Presidente dell’Assemblea legislativa: “L’epidemia Covid-19 ci ha insegnato che c’è uno stretto legame tra ambiente, salute e sistema economico e che la sanità pubblica è strategica e va sviluppata in chiave di medicina del territorio. Per questo bisogna cogliere la pianificazione della ripartenza post epidemia per avviare da subito l’ormai indifferibile transizione ecologica all’insegna del contrasto all’emergenza climatica e del sostegno a green economy, impiego delle fonti di energia rinnovabili, mobilità sostenibile”.

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato il pacchetto di tre risoluzioni del Gruppo Europa Verde che impegnano la Giunta regionale a impostare il dopo-emergenza sanitaria mettendo in campo strategie e risorse che avviino la conversione ecologica della regione, promuovano la mobilità ciclistica e rafforzino la figura dei mobility manager.
“Serve la svolta green per il rilancio economico e sociale post emergenza sanitaria all’insegna della sostenibilità ambientale, del contrasto all’emergenza climatica e della promozione della green economy e della mobilità sostenibile, al fine di avviare da subito la transizione ecologica della regione”, ha dichiarato intervenendo in Aula Silvia Zamboni, consigliera di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa. “La sanità pubblica, che ha dimostrato la propria strategicità, va sviluppata in chiave di medicina del territorio e cure domiciliari, considerando parte integrante della tutela della salute le attività di prevenzione primaria, a cominciare dal risanamento ambientale, e non solo le attività di cura e di diagnosi precoce”. La consigliera Zamboni ha inoltre sottolineato in particolare che la fase post-emergenza coronavirus deve caratterizzarsi con il sostegno, oltre che al trasporto pubblico, alla mobilità ciclistica urbana sia per non perdere i benefici ottenuti in questi mesi in termini di riduzione dell’inquinamento da traffico, sia per promuovere modalità di spostamento individuali in sicurezza alternative all’uso dell’auto.
“La recente presentazione del Programma di mandato ci rassicura che la Giunta Bonaccini si sta muovendo nella giusta direzione. Vigileremo perché alle intenzioni espresse corrispondano programmazione puntuale, risorse e investimenti coerenti e adeguati”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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