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da: organizzatori

Dal 5 al 24 dicembre 2015 ExpArt studio&gallery, in via Borghi 80 a Bibbiena (AR), presenta “Solo show”, mostra personale di pittura di Alessandro Danzini a cura di Silvia Rossi.
L’esposizione, a ingresso libero e gratuito, sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle 15,30 alle 19,30, o su appuntamento.
Sabato 5 dicembre, alle ore 17,30, l’inaugurazione in galleria con l’aperitivo offerto da Bar Le Logge.
LA MOSTRA
ExpArt chiude l’anno espositivo con la mostra personale di Alessandro Danzini, talentuoso pittore livornese.
La sua pittura nasce dal cuore macchiaiolo e paesaggista della costa tirrena, passando per l’impressionismo, fino a riavvicinarsi a una pittura figurativa che di classico ha solo il medium, quello dell’olio.
Le marine si staccano infatti dalla radicata idea che abbiamo di esse, diventano opere il cui fulcro vitale si sposta leggermente e, pur lasciandoci avvolti in un sentore di salsedine, fa virare la nostra attenzione verso particolari incredibili del litorale labronico, ricchi di colori, geometrie, astrazioni e architetture naturali.
Ecco come la pietra, mai così viva, si erge a protagonista. Gli azzurri del mare e del cielo amplificano le calde note del sole che bacia gli scogli, sottolineandone curve e convessità. L’acqua è un meraviglioso scultore, perfettamente immortalato da Alessandro, che omaggia la sua terra e la ricca storia pittorica che la attraversa con opere che diventano un’istantanea, un monumento alla transitorietà.
BIOGRAFIA
Alessandro Danzini nasce a Pisa nel 1974 ma vive da sempre a Livorno, città che ama profondamente e che gli restituisce molto: non a caso il litorale labronico, le sue frastagliate coste e i suoi scorci pittoreschi rappresentano le principali e più felici fonti di ispirazione.
Fin da piccolo sente il bisogno viscerale di disegnare e utilizzare i colori, mostrando capacità non comuni. Si devono agli anni giovanili gli studi sui grandi maestri impressionisti, sui macchiaioli più celebrati e anche su alcuni importanti contemporanei. Tali studi lo portano a considerare anche altri aspetti del genere di paesaggio: la costruzione prospettica, le teorie dell’ottica, lo studio delle architetture.
Scopre e apprezza il disegno tecnico, nella misura di uno strumento che gli offre delle solide basi su cui costruire le sue vedute. Frequenta così l’Istituto Tecnico per Geometri “B. Buontalenti” di Livorno, dedicando gran parte del suo tempo allo sviluppo di una solida tecnica grafica e a una mirata analisi della storia dell’architettura. Saranno queste nozioni a plasmare il suo percorso di formazione all’Università di Pisa, dove si laurea discutendo una tesi in Storia dell’Urbanistica.
Durante gli studi universitari Danzini torna alla pittura vera e propria, rinnovato negli intenti e nella tecnica. Adotta il colore a olio come mezzo di traduzione pittorica: tale scelta, se da un punto di vista visivo consente all’artista di rendere più fluide le sue vedute, lo costringe anche a un’attenzione quasi maniacale al processo creativo e, di conseguenza, a una consapevolezza tecnica che non ammette ripensamenti.
Nella scelta dei suoi scorci, nell’analisi dei paesaggi e delle vedute, tornano ancora una volta le lezioni degli amati maestri, affrontati stavolta con un’aderenza al reale che egli ha appreso dai suoi contemporanei studi sui pittori del Seicento. Insegnamenti che lo portano a sviluppare quel personale linguaggio figurativo che trova espressione in una pittura di paesaggio rinnovata.
Dal 2005 Danzini espone regolarmente in personali e collettive e partecipa con ottimi riscontri a fiere e concorsi.
www.expartgallery.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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