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Dal 18 al 21 novembre l’attore e regista porta al Teatro Comunale di Ferrara l’avvincente storia di tolleranza e di amore di Madame Rosa e Momò. Uno spettacolo su “un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia”, adattamento contemporaneo del bestseller “La Vie devant soi” di Romain Gary / Émile Ajar. In scena anche l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre.
Sentimenti e musica, commozione e comicità, per raccontare le “vite sgangherate che vanno alla rovescia”, ma anche “un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia”. Con ‘La vita davanti a sé’ Silvio Orlando torna al Teatro Comunale di Ferrara, in scena da giovedì 18 a domenica 21 novembre. Info e vendita in biglietteria e on line sul sito www.teatrocomunaleferrara.it (18, 19 e 20 novembre inizio spettacolo ore 20.30, domenica 21 inizio alle ore 16).
Silvio Orlando – che dello spettacolo firma anche la regia ed è unico attore in scena – sarà accompagnato dall’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre, con Simone Campa (chitarra battente e percussioni), Gianni Denitto (clarinetto, sax), Maurizio Pala (fisarmonica) e Kaw Sissoko (kora, djembe), per ricreare quell’energia culturale multietnica che anima Belleville, tra sonorità yiddish, arabe e francesi. Sabato 20 novembre alle ore 12 al Ridotto del Teatro l’attore e regista incontrerà il pubblico. Evento a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, necessario il green pass.
Lo spettacolo, inserito nel cartellone di prosa dell’Abbado, nasce come adattamento contemporaneo di Orlando del bestseller “La Vie devant soi” di Romain Gary / Émile Ajar. Al centro di un discusso Premio Goncourt, pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977 (è del 2020 la versione con Sophia Loren), il romanzo La vita davanti a sé dello scrittore lituano naturalizzato francese è la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che ora sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. “Un romanzo commovente e ancora attualissimo – racconta Silvio Orlando – che racconta di vite sgangherate che vanno alla rovescia, ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia”.
Silvio Orlando conduce dentro le pagine del libro con la leggerezza e l’ironia del piccolo Momò diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. “Un autentico capolavoro ‘per tutti’ – continua l’attore e regista – dove la commozione e il divertimento s’inseguono senza respiro. Inutile dire che il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo: la convivenza tra culture religioni e stili di vita diversi. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo, claustrofobico, in deficit di ossigeno. I flussi migratori s’innestano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata strutturale creando nuove e antiche paure soprattutto nei ceti popolari, i meno garantiti”. Se questo è il quadro, dunque, quale funzione può e deve avere il teatro? “Non certo indicare vie e soluzioni che a oggi nessuno è in grado di fornire, ma una volta di più raccontare storie emozionanti commoventi, divertenti, chiamare per nome individui che ci appaiono massa indistinta e angosciante. Raccontare la storia di Momò e Madame Rosa nel loro disperato abbraccio contro tutto e tutti è necessario e utile”. Per Silvio Orlando, “le ultime parole del romanzo di Gary dovrebbero essere uno slogan e una bussola in questi anni dove la compassione rischia di diventare un lusso per pochi: ‘Bisogna voler bene’”.
Per gli appassionati di serie TV, Silvio Orlando è l’attore di “The Young Pope” e di “The New Pope”. Per chi ama il cinema è il David di Donatello 2006 come migliore attore ne “Il caimano” di Nanni Moretti. È protagonista in ben due film usciti di recente al cinema: Il bambino nascosto di Roberto Andò e Ariaferma con Toni Servillo. Con comicità, ironia e una speciale sensibilità emotiva capace di toccare molti luoghi (talvolta inesplorati) della mente, a teatro ha portato in scena numerosi spettacoli tra cui “Lacci”, “La scuola”, “Si nota all’imbrunire” e ora torna al Teatro Comunale di Ferrara con “La vita davanti a sé”.

IN SCENA:

Giovedì 18 Novembre 2021 – 20.30 Teatro Comunale Ferrara

Venerdì 19 Novembre 2021 – 20.30 Teatro Comunale Ferrara

Sabato 20 Novembre 2021 – 20.30 Teatro Comunale Ferrara

Domenica 21 Novembre 2021 – 16.00 Teatro Comunale Ferrara

 

LA COMPAGNIA INCONTRA IL PUBBLICO

Sabato 20 novembre, ore 12 – Ridotto del Teatro

Ingresso libero. L’attività è realizzata grazie al contributo concesso alla Biblioteca della Fondazione Teatro Comunale dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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