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Da: Il Segretario Prc Comacchio Rossetti Andrea

Per quanto la contesa dei reperti archeologici presenti nel museo del Delta Antico, come Segretario del PRC di Comacchio, esprimo il mio pieno appoggio a Sindaco Marco Fabbri e nel difendere il Museo del Delta Antico ed i tesori di Spina che pare purtroppo detenga in via provvisoria. Voglio subito puntualizzare, prima che ci incolpino di questo, che non si tratta di campanilismo, penso in realtà che sia quasi una prassi consolidata quella di non far funzionare le cose nel nostro territorio che viente puntualmente sfruttato da tutti per farsi pubblicità durante le campagne elettorali, spendendo soldi in progetti che non spiccano mai perchè abbandonati a metà strada, esempi concreti di quanto detto sono la chiusura dell’ospedale San Camillo dopo che lo stesso fosse stato ristrutturato spendendo fior fior di soldi pubblici per poi essere trasformato in Casa della Salute a prescindere dagli accordi firmati dagli organi competenti solo per foraggiare quello di Cona, poi come non ricordare la tanto decantata idrovia servita a nulla se non a fare la rotonda di San Giorgio a Ferrara e ponti sparsi per la provincia come se dovesse passare il Titanic.
Per questo, per i succitati motivi oggi non posso far altro che unirmi alla difesa del territorio e del museo per dire basta a queste prese in giro, anzi rincaro la dose perché nel Museo del Delta Antico dovrebbero essere esposti molti più repeti di Spina, proprio quelli custoditi nei magazzini di Ferrara che prendono la polvere pur di non essere ceduti ai legittimi proprietari…. E questa vi pare tutela della cultura? È dall’inizio degli anni 80 che veniamo presi per i fondelli sul discorso museale non ostante già allora fossero stati stilati accordi mai mantenuti che hanno allungato i tempi sull’apertura dello stesso museo. L’identità di Comacchio è legata ai reperti di Spina e non esiste luogo sulla terra più consono a detenere ed esporre detti tesori. Spero pertanto che la direttrice del Museo Archeologico Nazionale Paola Desantis e le istituzioni competenti rivedanto tale decisione a parer mio poco strategica e mortificante per il territorio di Comacchio ancora una volta penalizzato delle scelte degli altri.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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