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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Patrizio Bianchi: “Academies aziendali strategiche, non solo per la formazione delle risorse interne all’impresa ma soprattutto per consolidare la conoscenza che diviene elemento di competitività e attrattività del territorio”. La Regione ne promuoverà la messa in rete

Bologna – Hanno meno di 10 anni di vita, sono strutture leggere con un numero di addetti dedicati full-time che varia da uno a oltre 60 nelle strutture più complesse, e si occupano principalmente di management, marketing e comunicazione. È questa la carta di identità delle Corporate Academy dell’Emilia-Romagna, le scuole di formazione interne alle aziende, che rappresentano il 50% di tutte quelle presenti in Italia.
I dati sulle Corporate Academy emergono da uno studio di Nomisma, commissionato dalla Regione e presentato oggi, seconda giornata di R2B (Research to Business).
L’investimento sul capitale umano della Regione Emilia-Romagna in questi anni si è fondato sulla volontà di costruire un sistema di luoghi e istituzioni formative ed educative che, intrecciandosi fra loro e con le imprese del territorio, possano costruire un’unica piattaforma su cui impiantare solidamente lo sviluppo produttivo degli anni a venire.
“Anche le imprese, quali luoghi di produzione e trasmissione di competenze innovative ed avanzate – ha detto l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro, Patrizio Bianchi, – sono parte di quest’unica piattaforma, che proietta l’Emilia-Romagna a livello nazionale e internazionale come il luogo della “intelligenza collettiva”, dove venire a studiare e formarsi, ma anche dove impiantare la testa di cicli produttivi oggi più che mai globali. Lo sviluppo di Academies aziendali è strategico, non solo per la formazione delle risorse interne all’impresa ma soprattutto per il consolidamento di una conoscenza che, se diffusa ed aperta, diviene elemento di competitività e attrattività del territorio. Per questo la Regione non intende solo fotografare lo stato dell’arte di tale realtà – prosegue l’assessore – ma promuovere la loro messa in rete e l’integrazione con il nostro sistema per condividere obiettivi, metodi e visioni e rafforzare quella che è sempre più la comunità regionale dell’educazione, della ricerca e della produzione”.

L’indagine
Nomisma ha censito le 120 imprese regionali più grandi in termini di fatturato (100 dei comparti manifatturieri e terziari, 20 dei servizi finanziari) e ne ha ricavato un’analisi dettagliata. Delle 29 Corporate Academy individuate 17 sono state intervistate direttamente.
Si tratta di imprese che innovano e crescono in termini di utili, fatturato, occupazione e investimenti ma le motivazioni che hanno spinto le aziende a creare simili strutture sono diverse. Principalmente per mantenere il know-how aziendale e garantirne la trasmissibilità, poi per “creare e condividere una cultura unitaria dell’impresa” specie nei momenti di transizione dovuti ad acquisizioni, fusioni o ampliamenti di mercato e favorire la crescita del personale in chiave strategica.
Nella maggior parte dei casi, le Academy delle aziende intervistate, sono nate di recente, negli ultimi dieci anni. Sono strutture leggere, senza una propria veste giuridica separata da quella delle imprese a cui appartengono che fanno capo per lo più alla direzione risorse umane, pur essendo nella totalità dei casi nate su impulso dell’amministratore delegato o comunque dei vertici strategici dell’azienda.
Mediamente basso, salvo alcune eccezioni, il numero di addetti dedicati full-time alle Academy: si va da 1 addetto fino a oltre 60 nelle strutture più complesse.
Rispetto al dato nazionale, dove le Academy più consolidate riguardano il settore bancario assicurativo, in Emilia Romagna si registra maggiormente la prevalenza di Academy in quello manifatturiero.
Nella maggior parte dei casi le attività formative erogate da queste strutture si concentrano su ambiti “strategici” per la crescita dell’azienda: management, marketing e comunicazione, tecniche commerciali, competenze per livelli amministrativi alti.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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