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Da: Ufficio Stampa
BONDENO (FERRARA), 23-05-2019.
Ci sono temi, nell’iconografia e nella tradizione della religione cattolica, che ancora appassionano gli studiosi. Quelli oggetto della tesi di laurea di Agnese Barbieri, per esempio, che presenterà il suo lavoro sabato 25 maggio (ore 17), al Museo civico archeologico “G. Ferraresi” di Stellata. Si parlerà nella circostanza del lavoro dal titolo: “La consegna delle chiavi a San Pietro, nella parrocchiale di Santa Bianca”, frazione di Bondeno, che si trova sul confine con gli antichi possedimenti dei Canonici Mattei. La stessa autrice parlerà del suo studio ai presenti, in un’iniziativa promossa dal Gruppo Archeologico matildeo, dall’Associazione Bondeno Cultura e patrocinata anche dal Comune di Bondeno. Agnese Barbieri (del Gruppo Archeologico di Bondeno) è appassionata al mondo d’arte fin da bambina, ed ha dedicato i suoi studi per la stesura della tesi di laurea alla ricostruzione della storia della chiesa di “San Pietro in Nemore” di Santa Bianca, a partire dalla sua edificazione. Si è poi dedicata alla studio della pittura ferrarese tra cinque e seicento per identificare quale tra i pittori più importanti di quel periodo possa essere l’autore della pala della chiesa di Santa Bianca. Grazie all’esame dettagliato del dipinto svolto dalla giovane ricercatrice l’incertezza sull’attribuzione si è ridotta ad un numero esiguo di pittori, che sono stati poi approfonditi grazie allo studio di fonti sul territorio e le evidenze raccolte sembrano suggerire che la Pala risalga al lavoro di Domenico Mona o di un suo collaboratore.

L’argomento dello studio è associabile anche al più noto affresco de “La consegna delle chiavi a San Pietro” di epoca alto rinascimentale presente nella Cappella Sistina, realizzato da Pietro Perugino fra il 1481 e 1482. A differenza della più nota opera del Perugino, la ricerca di Agnese Barbieri si soffermerà invece sulla Pala d’altare presente nella chiesa di Santa Bianca di Bondeno, purtroppo lesionata dal sisma, ed attualmente interdetta a fedeli e visitatori, assieme ai suoi tesori. Tra i quali anche un quadro la cui attribuzione, nel corso degli anni Novanta, divise i critici d’arte, fra chi la attribuì a Paolo Veronese e chi allo Scarsellino. Limitatamente al discorso della Pala d’altare, Agnese Barbieri ha scritto la sua tesi per conseguire la laurea nella sede ravennate dell’Università di Bologna. Sabato, spiegherà agli appassionati di iconografia religiosa tutti i segreti de “La consegna delle chiavi a San Pietro”, in un contesto museale situato vicino a dove si trova il pub culturale “Bradamante”, nato proprio per creare l’atmosfera più adatta per conciliare relax, arte e cultura.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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