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Scuola. Riapertura delle superiori da lunedì 18 gennaio in Emilia-Romagna: le lezioni riprenderanno in presenza al 50%. Il presidente Bonaccini dopo il pronunciamento del Tar regionale: “Le sentenze si rispettano, questo il nostro modo di pensare. Nessun problema organizzativo per la riapertura in tempi così rapidi: pronti adesso come lo eravamo prima. Decisione sulla Dad presa unicamente sulla base dell’andamento epidemiologico. La preoccupazione di genitori e studenti è anche la nostra”

Già regolarmente aperte su tutto il territorio regionale dallo scorso 7 gennaio elementari e medie. E a tutela del mondo della scuola e delle famiglie, i tamponi rapidi in farmacia potranno essere ripetuti ogni due settimane. “Chiesto anche al Governo che il personale scolastico venga inserito al più presto tra le categorie professionali più esposte a cui fare il vaccino anti-Covid”. Il punto in conferenza sta mpa con gli assessori Salomoni (Scuola) e Corsini (Trasporti)

Bologna – Da lunedì 18 gennaio le scuole superiori dell’Emilia-Romagna riprenderanno le lezioni in presenza al 50%. La Regione è pronta, come lo era già dal 7 gennaio, quando però l’andamento epidemiologico aveva spinto la Giunta a rinviare l’avvio della didattica in aula nelle scuole secondarie di secondo grado, garantendo comunque la regolare ripartenza per materne, elementari e medie.

Ad annunciarlo oggi in conferenza stampa il presidente Stefano Bonaccini, con gli assessori Paola Salomoni (Scuola) e Andrea Corsini (Trasporti), dopo il pronunciamento del Tar regionale e la relativa sospensione dell’ordinanza regionale che, appunto per motivi di sicurezza sanitaria, rinviava al 25 gennaio l’avvio della didattica in aula per gli istituti superiori, decisione peraltro presa da tutti i presidenti delle Regioni in zona arancione e da gran parte di quelli in zona gialla.

“Le sentenze si rispettano, siamo abituati così, pertanto lunedì siamo pronti a partire- ha affermato Bonaccini-. Non ci sono problemi a farlo in così poco tempo, a dimostrazione che la nostra decisione era motivata dall’andamento epidemiologico e non da difficoltà organizzative, che non esistono nemmeno ora. Avevamo lavorato per tempo, assieme a Comuni e Province, Ufficio scolastico regionale, sindacati, Aziende di trasporto pubblico locale e Prefetture, per mettere a punto un piano regionale condiviso, basato sul potenziamento dei trasporti – oltre 550 bus aggiuntivi: 350 già in strada da settembre più altri 200 adesso, per un investimento della Regione di oltre 23 milioni di euro – e orari d’ingresso scaglionati lì dove serva, d’intesa con le scuole e le comunità locali. Quel piano c’era e c’è, quindi non abbiamo nulla da improvvisare”.

L’Emilia-Romagna, peraltro, è stata la prima in Italia ad avviare una campagna massiccia a favore della sicurezza della scuola, da ottobre con test sierologici e adesso con i tamponi rapidi gratuiti direttamente in farmacia per tutto il personale scolastico, studenti, famigliari e nonni anche non conviventi. Che potranno essere fatti non più ogni 30, ma addirittura ogni 15 giorni.

“Un provvedimento- ha annunciato Bonaccini- che adesso vogliamo rafforzare: renderemo infatti ripetibili i tamponi rapidi ogni due settimane. Non solo, perché abbiamo proposto al Governo che venga inserito il personale scolastico fra le categorie professionali più esposte a cui fare il vaccino anti-Covid al più presto”.

I dati sull’andamento epidemiologico, del resto, sono in peggioramento non solo in Emilia-Romagna, dove il nuovo Rt regionale settimanale oggi è di 1,15 rispetto a 1,05 della settimana scorsa, ma in tutto il Paese.

“A dimostrazione- ha aggiunto il presidente – che c’è un problema rilevante di tipo sanitario. Tanto è vero che anche il Governo ha ultimamente inasprito i criteri e le soglie per cui si passa in zona arancione e in zona rossa. Quando ho assunto la mia ordinanza era addirittura in discussione un criterio che ci avrebbe portato direttamente al rosso, con conseguenza diretta di mettere in didattica a distanza anche la seconda e la terza classe delle scuole medie. Il rischio non è comunque scongiurato”.

Bonaccini ha anche ricordato di avere riunito sia ieri sia oggi i sindaci, per valutare i nuovi dati e il pronunciamento del Tar. “Ho raccolto da loro le stesse mie preoccupazioni, ma allo stesso modo condividiamo l’idea che le sentenze si rispettano e quindi tutti noi, loro compresi, lavoriamo perché da lunedì 18 possano riprendere le lezioni in presenza alle superiori. In tutta onestà, non prevedevo che il Tar avrebbe annullato un provvedimento di carattere prettamente sanitario, assunto cioè per salvare la vita delle persone, soprattutto di fronte al peggioramento sia del quadro nazionale, sia di quello regionale”.

Il presidente ha infine sottolineato la necessità, per alunni e genitori, di avere chiarezza: “Perché se abbiamo regioni che in zona gialla hanno addirittura chiuso le elementari e altre in zona arancione che sono chiamate a ripartire in presenza con le superiori, in forza di sentenze dei Tribunali amministrativi, una diversa dall’altra, credo che icittadini facciano fatica a capire. Questo è un problema che avevo segnalato al Governo, l’ho fatto ancora ieri, perché ritengo incomprensibile come si possa affidare a singole ordinanze regionali e ad altrettante singole sentenze dei Tar regionali la soluzione della questione scuola, così cruciale per il Paese. Noi ci siamo assunti la nostra responsabilità, adesso tocca al Governo. Le Regioni che rischiano addirittura di entrare in zona rossa devono adottare provvedimenti restrittivi o riaprire?”.

Infine, da parte del presidente e degli assessori è stata espressa l’assoluta condivisione per la preoccupazione di famiglie e studenti: “Comprendiamo benissimo le loro ragioni e l’ultima cosa che vogliamo in questo momento così drammatico- ha concluso Bonaccini – è che la scuola diventi un campo di battaglia e di scontro. Per primi ci siamo battuti per la riapertura delle scuole al termine del lockdown e l’Emilia-Romagna fu la Regione che definì per prima le linee guida, poi adottate dal Governo per farle ripartire in sicurezza in tutto il Paese. Riportare ragazze e ragazzi in aula è un obiettivo comune, di tutti noi, e per questo continueremo a batterci fino all’ultimo”.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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