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Da: Susanna Garuti, CGIL

Il dibattito sulla “opportunità” o meno di uno sciopero del personale del pubblico impiego risulta, in
questo periodo, predominate. Ottima cosa, finalmente, anche se talvolta a sproposito, si parla delle
lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego.
Intanto proviamo a fare chiarezza rispetto sulla platea dei lavoratori pubblici:

33 mila Vigili del Fuoco.
Quelli che durante la pandemia hanno continuato a lavorare, e talvolta a morire, per
garantire la sicurezza di tutte e tutti noi. Proprio loro, con uno stipendio tra i più bassi in
Europa, circa 1350 euro medi, con una carenza di organico insopportabile, un parco
“macchine” vetusto e talvolta inutilizzabile, è evidente che hanno il diritto di lottare
pubblicamente per i loro diritti ed a garanzia dei servizi. NON SCIOPERANO

312 mila addetti alle Forze di Polizia
Quelli che durante la pandemia, in prima linea e con dpi inizialmente insufficienti e non
adeguati, hanno garantito il rispetto delle norme imposte a tutela della salute e della
sicurezza di tutte e tutti noi.
Con uno stipendio tra i più bassi in Europa, circa 1350 euro medi, con una carenza di
organico insopportabile, un parco “macchine” vetusto e talvolta inutilizzabile, è evidente che
hanno il diritto di lottare pubblicamente per i loro diritti. NON POSSONO SCIOPERARE

653 mila addetti del Sistema Sanitario Nazionale
Medici ( 2500 euro/mese ), Infermieri ( 1400 euro/mese ), Tecnici sanitari ( 1350
Euro/mese ), Tecnici di laboratorio ( 1350 Euro/mese), Tecnici radiologi ( 1350 Euro/mese),
Operatori Socio Sanitari (1240 Euro/mese ), Tecnici della prevenzione ( 1350 Euro/mese ),
Personale addetto alle attività ausiliarie ( 1050 Euro/mese ), Amministrativi 1200
Euro/mese), Farmacisti (2500 Euro/mese ), Psicologi ( 2500 Euro/mese ), Veterinari ( 2500
Euro/mese ) .
Questi i cosiddetti “EROI” della prima ondata di Virus. Quelli che hanno continuato a
curare, assistere, soccorrere tutte e tutti noi anche al costo della loro vita , talvolta in
condizioni di sicurezza non proprio adeguati.
Con stipendi tra i più bassi in Europa, con carenza di organico insopportabile, è evidente
che hanno il diritto di lottare pubblicamente per i loro diritti a garanzia della salute di tutte e
tutti noi.

460 mila addetti nelle Autonomie Locali
Geometri, Ingegneri, Personale docente e non docente delle scuole dell’infanzia e dei Nidi
comunali, Amministrativi, Assistenti Sociali , tutti con uno stipendio medio di 1300
euro/mese hanno, in tutte le circostanze, terremoti, alluvioni e pandemia, garantito, talvolta
gratuitamente senza badare al tempo, servizi essenziali per tutte e tutti noi.
Con uno stipendio tra i più bassi in Europa, con una carenza di organico insopportabile, è
evidente che hanno il diritto di lottare pubblicamente per i loro diritti a garanzia dei servizi
pubblici.

190 mila addetti alle Funzioni Centrali
Inps, Inail, Beni Culturali, Giustizia, Difesa, Trasporti, Agenzie Fiscali ( Dogane, Territorio,
Entrate ). Tutto personale che ha stipendi medi di 1400 Euro/mese.
Pur essendo numericamente insufficienti hanno garantito il funzionamento dei servizi ed il
pagamento delle prestazioni a sostegno del reddito per tutti coloro i quali si sono trovati in
condizioni di difficoltà.
Con uno stipendio tra i più bassi in Europa, con una carenza di organico insopportabile, è
evidente che hanno il diritto di lottare pubblicamente per i loro diritti ed a garanzia dei
servizi.

Confindustria, i “Giornalai”, il Governo ed eminenti commentatori ben retribuiti con l’appoggio
della opposizione parlamentare vogliono far passare queste lavoratrici e questi lavoratori come :
fannulloni, ipergarantiti, irresponsabili, disfattisti.
Invece di ringraziarli, non solo a parole ed in occasione delle campagne elettorali, perché tutte e
tutti loro hanno consentito e consentono tutt’ora al Paese di sopravvivere, continuano ad insultarli
ed umiliarli.
VERGOGNA
Un Paese normale non mette in contrapposizione dipendenti pubblici e dipendenti privati. Non
specula sulle difficoltà reali del mondo del lavoro autonomo e privato per attaccare i le dipendenti e
i dipendenti dei servizi pubblici. Se si volessero risolvere i problemi delle disparità delle condizioni
di lavoro basterebbe trasformare in Legge la proposta di Legge di iniziativa popolare ( carta dei
diritti universali delle lavoratrici e dei lavoratori ) che giace in parlamento da diversi anni. I vari,
Boeri, Cacciari, Confindustria, Dadone, Conte, i “Giornalai” tentano di far passare i diritti come
privilegi in un meccanismo di perenne corsa al ribasso. I ricchi sempre più ricchi e gli altri, noi,
sempre più poveri, frammentati e precari.
Se si volessero recuperare risorse necessarie a dare risposte economiche alle lavoratrici ed ai
lavoratori, pubblici, autonomi e privati colpiti dalla emergenza sanitaria attuale, basterebbe tassare i
grandissimi patrimoni ed investire quei soldi nel lavoro.
Se veramente si volesse tutelare la buona occupazione perché non viene fatta una Legge sulla
rappresentanza del mondo del lavoro privato? Proprio perché una Legge in questa direzione
consentirebbe a chi lavora maggiori tutele e questo Confindustria non lo vuole.
La pandemia, fra le tante cose, ci ha insegnato che quando tutto si ferma è il pubblico l’unico in
grado di dare delle risposte universali ai bisogni. I tagli, le mancate assunzioni, le esternalizzazioni
dei servizi pubblici essenziali ( come strumento esclusivo di risparmio sulla pelle di quelle
lavoratrici e lavoratori del privato la cui professionalità non è mai stata messa in discussione,
almeno da noi ), sostenute proprio dai medesimi soggetti che oggi si ergono a paladini dei diritti dei
cittadini e insultano i pubblici dipendenti, hanno messo in crisi l’intero sistema che tuttavia ha retto
solo grazie alle dipendenti ed ai dipendenti pubblici. E’ giunta l’ora che a quelle lavoratrici ed a
quei lavoratori venga restituita la dignità che meritano.
Per la cronaca, TUTTO IL PERSONALE DI CUI SOPRA E’ SOGGETTO AI LIMITI DELLA
LEGGE 146/1990 , SERVIZI GARANTITI ANCHE IN CASO DI SCIOPERO
Per questo il 9 Dicembre Noi SCIOPERIAMO.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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