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Da ufficio stampa

Durante la risoluzione del problema verificatosi lo scorso 15 febbraio, l’integrazione tecnologica tra le Centrali, in questo caso con Bologna, ha permesso di svolgere le funzioni operative senza alcun ritardo e con le consuete modalità, senza ripercussioni per i cittadini

Bologna – “Quanto realizzato ha una complessità forse non così evidente dall’esterno: il trasferimento dell’operatività, ovvero la ricezione delle chiamate e la gestione delle emergenze sul territorio, è un’operazione difficile, pertanto un doveroso ringraziamento va a tutto il personale coinvolto, infermieri, medici, tecnici, coordinatori per la professionalità, disponibilità e la capacità di lavorare in sinergia dimostrate. Tutto ciò ha consentito di affrontare e gestire l’evento con tempestività e nel migliore dei modi”.
Così l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, ha voluto esprimere la propria soddisfazione e complimentarsi con gli operatori per la gestione dell’emergenza a seguito del principio di incendio avvenuto lo scorso 15 febbraio alla Centrale operativa “118 Romagna”, che ha sede a Ravenna, quando tutte le funzioni operative sono state dirottate sulla Centrale operativa “118 Emilia Est”, che si trova a Bologna presso l’Ospedale Maggiore.

L’integrazione tecnologica tra le centrali 118 dell’Emilia-Romagna consente, in casi di emergenza e secondo protocolli precisi, la ricezione delle chiamate e la gestione dei mezzi di soccorso di una delle centrali da una qualsiasi delle altre.
Le funzioni della Centrale operativa “118 Romagna” sono state dirottate, senza che venisse mai interrotto il servizio, nel pomeriggio di mercoledì 15 febbraio, per consentire l’intervento dei Vigili del Fuoco e le successive attività di ripristino. Sebbene la risposta alle chiamate telefoniche avvenisse dalla Centrale operativa “118 Emilia Est”, nulla è variato rispetto alla gestione delle emergenze e alla sede di partenza dei mezzi di soccorso sul territorio romagnolo, tutti operativi secondo le consuete modalità.

Nei giorni successivi la Centrale operativa “Emilia Est” ha gestito una media di 1.350 chiamate telefoniche al giorno, 840 dalle zone di Bologna, Ferrara e Modena e le restanti 510 dalla Romagna, con un aumento di quasi il 60% dell’attività.
Nel pomeriggio di giovedì 23 febbraio, a seguito delle necessarie bonifiche e della riattivazione dei sistemi tecnologici, è stato possibile procedere al ripristino completo delle funzioni della Centrale operativa “118 Romagna” nella sede abituale.
La Centrale operativa “118 Emilia Est”, immediatamente dopo l’evento e per tutto il periodo interessato è stata potenziata ed ha operato complessivamente con 13 operatori di giorno, di cui 5 dalla Romagna, e 11 di notte, di cui 4 dalla Romagna; inoltre, per gestire in sicurezza il flusso delle chiamate è stato raddoppiato il personale del centralino, da 1 a 2 operatori.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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