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da: Associazione Zone K

Ecco un altro evento incredibile al Circolo Arci Zone K di Malborghetto Di Boara, sabato 4 Giugno saranno di scena gli americani Dead Meadow, una delle più importanti band psichedeliche del panorama mondiale.
I Dead Meadow, molto influenti sulla scena heavy-psych attuale, combinano l’hard rock dei ’70 con il rock psichedelico dei ’60. Le atmosfere lisergiche e prossime allo stoner-rock che la band inserisce nei suoi brani, unite ad una forte componente blues e ad incursioni folk, contribuiscono a creare un sound ipnotico piuttosto moderno e originale.
I Dead Meadow sono una band statunitense costituitasi a Washington, D.C. nel 1998. Attualmente il gruppo ha pubblicato 7 album studio e un live. La formazione originaria della band era costituita da Jason Simon come cantante e chitarrista, Steve Kille al basso e Mark Laughlin alla batteria. Quest’ultimo lasciò la band nel 2002 per seguire la carriera di avvocato e fu sostituito da Stephen Mc Carty. Attorno al 2005 un altro membro, il chitarrista Cory Shane, si aggiunse alla band.
Il primo album, “Dead Meadow”, è stato pubblicato nel 2000 dalla Tolotta Records, cui fa presto seguito nel 2001 “Howls from the Hills”. L’anno successivo, il 2002, è segnato dall’album live “Got Live if you want it”. Agli inizi del 2003 la band cambia etichetta discografica, passando alla Matador records e pubblicando l’album “Shivering Kings and Others”. A segnare invece l’ingresso del secondo chitarrista Cory Shane è l’album inciso nel 2005, “Feathers”. Nel 2008 arriva “Old Growth”, sempre sotto Matador Records e prodotto dal bassista Steve Kille. “Three Kings”, uscito nel (2010) sotto la nuova etichetta Xemu, è una sorta di live che raccoglie alcuni dei brani più celebri registrati dal vivo ed in più cinque brani inediti. Nel 2013 esce “Warble womb”.
Ad aprire le danze della serata saranno gli Istvan. Poco più che ventenni, i tre sono cresciuti a Forlì e esordiscono su Bronson Recordings con un album quasi del tutto strumentale. “Istvan” è figlio dei grandi maestri tra heavy, psych, e doom contemporaneo, ispirato alla filosofia del mistico tedesco del Seicento Johannes Scheffler, che qui in Italia conosciamo come Silesio.
Istvan è un nome proprio ungherese dal fascino oscuro e arcano che si sposa alla perfezione con l’immaginario da cui nasce questo concept ispirato al “Pellegrino Cherubico”, una raccolta di aforismi sull’ascesa dell’uomo in uno stato di abbandono e vicinanza alla sfera divina. Tra metafisica, panteismo e spiritualità cristiana, le tracce si avventurano in distese desolate tra deserti stoner, andamenti doom e avvolgenti rarefazioni drone dove il magma incontra e si scontra con le foschie post-rock.
Incombono i fantasmi di Earth, Om ed Earthless, aleggia lo spirito di Black Sabbath e una reminiscenza di Slint, e ancora quello del vate John Fahey, nell’intermezzo “Stonemill” che divide il disco in due e regala una fugace ascesi acustica.
I tre gravitano attorno alla scena punk/hardcore/screamo di Forlì, ma presto si defileranno per perdersi tra le nebbie.
Appuntamento di assoluto prestigio, unico per la nostra città, da non mancare assolutamente.
L’apertura porte è prevista per le ore 20, l’inizio concerto per le ore 22 circa. Biglietti disponibili alla cassa e posti limitatissimi.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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