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Da: Associazione Federico Aldrovandi onlus

Sulle note di Federico
Sabato 24 settembre 2016 a Ferrara concerto nell’anniversario della morte di Federico Aldrovandi.
Sabato 24 settembre 2016 alle ore 21 in piazza Municipale a Ferrara l’associazione Federico Aldrovandi Onlus con il patrocinio del Comune di Ferrara, undici anni dopo l’uccisione di Federico, organizza il tradizionale concerto in ricordo di “Aldro” anche quest’anno nel cuore della città.
L’appuntamento è richiesto e sostenuto con calore da molte persone che non dimenticano, e non vogliono dimenticare, quello che è successo, in memoria di Federico e non solo, purtroppo. La certezza è che la memoria sia fondamento di un presente e futuro diversi, che auspichiamo privi della violenza che ha provocato l’assurda morte di un innocente per mano di 4 individui che vorremmo poter oggi chiamare ex poliziotti. La loro permanenza all’interno di una istituzione dello Stato non ci permette di smettere di informare i giovani ricordando l’accaduto, con il linguaggio universale che ha accompagnato in questi anno la memoria Federico: l’arte, in particolare la musica.
Il Direttore artistico dell’evento di quest’anno è un musicista presente al nostro fianco fin dal primo giorno, Giorgio Canali, che insieme al gruppo “I Rossofuoco” si esibirà nel corso della serata.
Gli altri musicisti che si alterneranno sul palco sono Giovanni Truppi, Francesco Motta, I Majakovich e gli Zen Circus (in un set acustico).
I ringraziamenti dell’Associazione vanno ovviamente agli artisti che saranno sul palco e a tutti i volontari che collaborano all’evento, al Comune di Ferrara, ad Alessio Spataro autore del manifesto, ai ristoratori Tiffany e Retrobottega. Grazie anche ad Unipol, alla curva della Spal, all’Anpi di Marzabotto, ad Internazionale a Ferrara e alle persone che singolarmente o riunite in Associazioni e Circoli ci accompagnano da sempre.
Grazie a coloro che parteciperanno alla serata e si godranno lo spettacolo portando Federico nel cuore e nella memoria.
L’ufficio stampa
Ferrara, 21 settembre 2016
Sulle note di Federico. Gli artisti sul palco.
Giorgio Canali: “Questo progetto era nella mia testa da sempre. Nel corso degli ormai tanti anni passati a cercare di vivere di musica, mi è capitato di imbattermi talvolta in realtà musicali che avrebbero meritato una ribalta che non hanno mai avuto e in canzoni altrui che invidiavo, all’epoca presentate ad una audience troppo spesso distratta (perle regalate ai porci appunto)… canzoni che avrei voluto aver scritto io. vPrima è venuto il titolo, anni fa,… poi le canzoni si sono accumulate, qualcuna sconosciutissima, qualcuna più famosa. Alla metà dell’autunno ci siamo chiusi con Rossofuoco in uno studio sulle colline a sud di Bologna e in pochi giorni abbiamo fatto nostre queste perle, abbiamo finito il lavoro fra Bassano del Grappa e casa. Alla fine mi sono reso conto che si tratta, con un paio di eccezioni, di una specie di antologia del mio piccolo mondo musicale italofono.”
Majakovich: “Majakovich è un trio. Majakovich non sa fotografare e non credo voglia impararlo. Tre majakovich su tre sanno cucinare. Majakovich è assolutamente majakovich. Majakovich viene da esperienze precedenti. Nasce poco oltre la metà esatta del 2006. Nel 2009 registra un ep “Songs for Pigs”. Con questo iniziano i primi concerti più o meno belli. Nel Gennaio 2010 contattano Giulio Ragno Favero (Teatro degli Orrori, One Dimensional Man…) e con lui si chiudono in studio in Aprile. Il 20 dicembre 2010 esce ” Man Is a Political Animal By Nature “. Disco di sette tracce registrate al “Blocco A studio” da Giulio Ragno Favero. Da lì gira in lungo e in largo l’Italia, fa un salto in Germania e poi nei Paesi Baschi. Nell’ ottobre 2011 Majakovich parte per un viaggio negli Stati Uniti lungo la Route 66 con gli Afterhours. e apre il loro show all’Echoplex di Los Angeles. Tornati in Italia, nel dicembre 2011 suonano all’Alcatraz di Milano in apertura agli Afterhours. Nel marzo 2012 esce in allegato ad XL di Repubblica” Meet some freaks on route 66 “, disco registrato durante il viaggio negli Stati Uniti, in cui suonano “Dolphins” di Fred Neil insieme agli Afterhours. Nel 2012 apre gli show di Afterhours, The Zen Circus, “Bud Spencer Blues Explosion”
Giovanni Truppi: “Più di cento concerti in meno di due anni, un crescendo esponenziale dovuto soprattutto al passaparola tra pubblico e addetti ai lavori ed al magnetismo dei suoi live, ora un disco nuovo. Rock, avanguardia, e canzone d’autore; poesia e ironia, potenza espressiva e leggerezza, complessità e ingenuità sono i poli attraverso i quali si muovono le sue canzoni, in cui c’è una collaborazione con Antonio Moresco (tra i più importanti ed accreditati scrittori italiani contemporanei) in Lettera a Papa Francesco I – potentissimo inno rock di una portata d’altri tempi che sottolinea quanto abbia rilevanza oltre la musica, la componente letteraria: da ogni canzone emergono vividi personaggi e situazioni che si concretizzano e si insediano nell’immaginazione dell’ascoltatore.”
Francesco Motta: “Francesco Motta è cantante, polistrumentista e autore di testi. Nasce artisticamente nel 2006, a soli venti anni, con i Criminal Jokers, band pisana con cui incide due dischi, “This was supposed to be the future” (2009) e “Bestie” (2012). In questo periodo compie anche altre importanti esperienze musicali: mette a frutto la propria versatilità collaborando con NADA (con cui suona basso, tastiere chitarra e cori), PAN DEL DIAVOLO (batteria), ZEN CIRCUS (tecnico del suono per il tour di “Andate tutti affanculo”) e GIOVANNI TRUPPI (chitarra e tastiera). Nel 2013 studia Composizione per film presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma sotto la direzione artistica di Ludovic Bource (premio Oscar nel 2012 per la colonna sonora di The Artist) e compone le colonne sonore di “Pororoca”(2013) di Martina Di Tommaso, “DOLLHOUSE” (2014, Canada) di Edward Balli,
“THE TELL TALE HEART”(2014, Inghilterra) di Andy Kelleher e del documentario di Simone Manetti “Good bye darlin i’m off the fight”, in uscita nel 2016. “LA FINE DEI VENT’ANNI” è il suo primo disco solista, di cui compone testi, musiche ed arrangiamenti. Alcuni dei brani sono scritti a quattro mani con Riccardo Sinigallia, produttore dell’album.”
Zen Circus: “Dopo otto dischi, un ep e diciotto anni di carriera, THE ZEN CIRCUS festeggiano la maggiore età con un nuovo grande disco di inediti, “La Terza Guerra Mondiale”, in uscita il 23 settembre per La Tempesta Dischi. “La Terza Guerra Mondiale” è il disco al quale hanno dedicato più tempo in studio, lavorando su ogni piccolo dettaglio, dalle melodie ai testi, dagli arrangiamenti ai suoni. Sono partiti da quaranta provini e hanno scremato fino ad arrivare alle dieci canzoni che compongono il disco, fino a quando non hanno avuto la sensazione che ognuna avrebbe potuto essere un singolo. “La Terza Guerra Mondiale” è, per questo, il disco più “power pop” di The Zen Circus. Gli arrangiamenti sono fatti esclusivamente di chitarra, basso, batteria e voci: per la prima volta in un disco Zen non ci sono tastiere aggiunte, synth, archi o fiati e, se qualche volta può sembrare, si tratta di chitarre o voci filtrate ed effettate: una scelta volta a poter portare dal vivo il disco nella sua forma originale. La splendida copertina racconta, in tutta la sua crudeltà, la provocazione lanciata dal Circo Zen col suo nono disco: rapiti dal bisogno di esistere, che il mondo digitale non sa soddisfare, non sappiamo più accorgerci di quello che ci sta attorno.”

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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