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Da: Ufficio Stampa Regione Emilia- Romagna

 

I percorsi di Istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts) saranno finanziati con risorse del Fondo sociale europeo. L’offerta arricchisce quella della Rete Politecnica che trova il perno centrale nelle Fondazioni Its

 Tecnici specializzati in grado di gestire i processi organizzativiproduttivi e tecnologici strategici per l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese che operano nei principali settori dell’economia regionale.

Sono 1.100 le persone che, nell’anno scolastico 2020/2021, potranno scegliere un corso tra i 55 percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts) che saranno avviati in Emilia-Romagna entro il prossimo novembre.

Il via libera è arrivato dalla Giunta regionale nel corso dell’ultima seduta in cui è stato approvato un finanziamento, con risorse regionali del Fondo sociale europeo, pari a 6 milioni e 874 mila euro. Conseguentemente, è stato approvato il “Catalogo” dell’offerta formativa per l’acquisizione in apprendistato di un certificato specializzazione tecnica superiore.

Ogni percorso formativo ha un finanziamento medio di 120 mila euro, si rivolge a circa 20 destinatari e ha una durata complessiva di 800 ore. La formazione d’aula e di laboratorio è accompagnata da uno stage che consente ai partecipanti di sperimentare in impresa le competenze acquisite, conoscere gli ambienti lavorativi e comprenderne le dinamiche relazionali. I percorsi sono progettati e realizzati congiuntamente da enti di formazione professionali, da istituti di istruzione superiore dalle università e dalle imprese.
Al termine dei percorsi, che prevedono il superamento di un esame, viene rilasciato il Certificato di specializzazione tecnica superiore, riferito a quello definito a livello nazionale.

“Questi percorsi– afferma l’assessore regionale alla Formazione professionale, Vincenzo Colla– sono progettati da soggetti formativi in collaborazione con le imprese, per rispondere in modo sempre più mirato e puntuale ai fabbisogni espressi dal sistema economico-produttivo dell’Emilia-Romagna. Questo per dotare le persone e il territorio di conoscenze strategiche, in risposta ai fabbisogni dei sistemi produttivi regionali, sia quelli maggiormente consolidati e distintivi della nostra economia che quelli innovativi e a forte potenziale di crescita, con l’obiettivo di creare e trasferire nelle imprese nuove competenze tecnico professionali capaci di generare specializzazione e innovazione”.

I percorsi Ifts

I 55 corsi Ifts sono rivolti a giovani e adulti, non occupati o occupati, residenti o domiciliati in Emilia-Romagna, che siano in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore. L’accesso è consentito anche a coloro che siano stati ammessi al quinto anno dei percorsi liceali e a coloro che siano in possesso del diploma professionale, conseguito in esito ai percorsi di quarto anno di Istruzione e formazione professionale. Inoltre, possono accedere anche persone che non siano in possesso del diploma di Istruzione secondaria superiore, previo accreditamento delle competenze acquisite in precedenti percorsi di istruzione, formazione e lavoro successivamente all’assolvimento dell’obbligo di istruzione.

La Regione e i ‘saperi’ tecnici

L’offerta Ifts completa e arricchisce quella della Rete Politecnica, che trova il perno centrale nell’offerta e delle Fondazioni Its, contribuendo ad ampliare le competenze delle organizzazioni di lavoro nell’adozione di modelli di impresa capaci di ripensare modelli e modalita di progettazione, produzione e approcci al mercato, fondati sulla piena valorizzazione delle opportunità offerte dalla digitalizzazione e sulla attenzione agli obiettivi di sostenibilità di Agenda 2030.
I 55 percorsi si aggiungono ai 27 percorsi biennali degli Istituti tecnici superiori (Its), che complessivamente interesseranno oltre 1.600 persone con un investimento della Regione di quasi 15 milioni di euro provenienti dalle risorse del Por Fse 2014/2020 e dalle risorse nazionali della legge 296/2006 per gli Istituti tecnici scientifici.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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