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Pappadia: non sono no vax, ma voglio esercitare mio mandato.
Reggio Emilia – Non è un no vax ma, a causa di una patologia cardiovascolare che lui stesso dichiara “senza problemi”, non ha ancora deciso se vaccinarsi perché “mancano degli studi specifici” sugli effetti del vaccino su chi ne è colpito. Per questo Antimo Pappadia, già candidato sindaco per il Movimento 5 stelle di Reggiolo (Reggio Emilia) ed oggi unico esponente pentastellato in Consiglio comunale ha chiesto ieri alla stessa assemblea cittadina di poter partecipare ai prossimi lavori da remoto. Istanza- avanzata tramite un ordine del giorno- che tuttavia è stata respinta. A denunciarlo tramite la Dire è lo stesso consigliere spiegando che, fino ad oggi, si è sempre sottoposto al tampone per presenziare alle sedute. Adesso però I costi sono diventati per lui insostenibili, poiché lavorando in un centro diurno (e quindi sottoposto all’obbligo vaccinale) è stato sospeso e da ottobre non percepisce lo stipendio.
“Ho chiesto- spiega Pappadia- che mi venisse data la possibilità di esercitare il mio diritto/dovere di consigliere di rappresentare l’elettorato e di scegliere se farlo in presenza o da remoto”. Del resto, aggiunge, “dallo stesso Consiglio era stata approvata una mozione, passata all’unanimità, che prevedeva la partecipazione in videocollegamento”. Ciò premesso, continua Pappadia, “non sono un no vax, ma sono contro il green pass, che secondo me, in questo caso, non è uno strumento sanitario ma politico”.
Il diniego del Consiglio, continua l’esponente del M5s, “è antidemocratico e discriminante e può creare anche se siamo in un piccolo Comune un precedente pericoloso”. Nel suo intervento in aula, infatti Pappadia, ha spiegato: “Ho fatto il tampone mezz’ora fa e penso di essere un po’ meno a rischio di contagio di chi ha il green pass, per aver fatto il vaccino mesi fa”. Quello del consigliere di Reggiolo non è l’unico caso in provincia di Reggio Emilia. Una situazione in parte analoga è stata segnalata nelle scorse settimane anche da Paola Soragni, consigliera (anche lei del M5s) in sala del Tricolore nel Comune capoluogo.
Soragni, in un primo momento “interdetta” dalla partecipazione in presenza alle sedute consiliari, ha poi ottenuto di poter intervenire e votare videocollegandosi da casa, superando il “fraintendimento” con l’amministrazione comunale.
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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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