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Da: Organizzatori
“LA LEGGENDA GRANATA”

Nell’anniversario della strage di Superga, di cui quest’anno cadono i 70 anni il 4 maggio, non solo l’Italia e il mondo calcistico ricorderanno l’avvenimento, ma anche Rai 2 con un bellissimo dossier di circa quarantacinque minuti, che andrà in onda questo sabato 27 aprile, ore 23.20, con replica domenica, ore 9.00.
Per oltre due mesi la troupe della Rai ha lavorato ad un bellissimo progetto documentaristico, proposto dall’attore e scrittore ferrarese Stefano Muroni e scritto e diretto dalla giornalista Laura Gialli, dal titolo “La Leggenda Granata”.
Il documentario vuole non solo ricordare cosa ha significato il Grande Torino per la storia d’Italia, con interviste a Franco Ossola, a Sandro Mazzola, al Presidente del Museo Grande Torino Domenico Beccaria, all’ex giocatore del Torino Renato Zaccarelli, ma vuole anche raccontare cosa è il Torino oggi, con testimonianze del Presidente Urbano Cairo, di Emiliano Moretti, vicecapitano del Torino, di Alessandro Leggero, capitano della Berretti del Torino.
L’opera vuole essere anche un documento di come oggi è visto e vissuto il gioco del calcio dai giovani e giovanissimi. Una parte sarà infatti dedicata all’ASD Sporting Valentino Mazzola, società di Cassano d’Adda, luogo di nascita del campione, considerata un piccolo museo in cui tutto parla del giocatore cassanese.
E, nella parte finale del documentario, dopo aver parlato del mito Valentino Mazzola, le telecamere si sposteranno in Emilia Romagna, nel ferrarese, dove Stefano Muroni parlerà del “nuovo Mazzola”, il giocatore più giovane, più promettente e forse quello più sconosciuto del Grande Torino: Rubens Fadini, nato anche lui nel ferrarese, nel lontano 1927.
Stefano Muroni ha infatti da poco concluso il suo romanzo d’esordio dal titolo provvisorio “Campione per sempre”, in attesa di pubblicazione, che vede protagonista Rubens Fadini. Dopo molte ricerche, grazie al romanzo e in parte al documentario, la storia pressoché sconosciuta e sommersa di Fadini ritorna alla luce.
Sempre nel ferrarese alcune scene saranno dedicate alla Tresigallo Calcio, squadra di seconda categoria (dove Fadini, nel romanzo di Muroni, ha giocato da ragazzo) che quest’anno si sta preparando per il Centenario dalla nascita.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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