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Da: Francesco Lavezzi, Provincia di Ferrara

 

Proposta Upi: elezioni in Provincia il 31 marzo 2021

Mercoledì 31 marzo 2021 potrebbe essere la data per eleggere i nuovi organi di presidente e Consiglio provinciale di Ferrara.
L’uso del condizionale è d’obbligo, perché la giornata individuata è, per ora, un suggerimento che Upi ha rivolto lo scorso 10 febbraio, con una lettera a firma del presidente nazionale dell’associazione delle Province d’Italia, Michele De Pascale.
Le ragioni della proposta indirizzata ai 76 presidenti di Provincia sono essenzialmente due.
La prima: individuare una data per le Province in scadenza, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge che hanno prorogato il termine entro cui votare dal precedente 31 ottobre 2020 al 31 marzo 2021.
La seconda: concentrare le urne in un’unica giornata a livello nazionale.
Il motivo, invece, per il quale il 31 marzo è tuttora in attesa di ufficialità, sta nel fatto che occorre aspettare la conversione in legge da parte del Parlamento del decreto Milleproroghe.
La stessa Upi, infatti, ha proposto di emendare il decreto legge del governo, chiedendo di spostare il termine del 31 marzo dopo lo svolgimento del turno amministrativo della primavera prossima, che riguarderà 1.287 Comuni italiani.
Un appuntamento che nel Ferrarese vedrà i cittadini chiamati ai seggi per rinnovare sindaci e Consigli di 5 amministrazioni: Goro, Portomaggiore, Codigoro, Vigarano Mainarda e Cento.
Dato che le Province riformate dalla legge Delrio del 2014 sono rappresentate da sindaci e consiglieri comunali – è, in sintesi, il ragionamento -, attendere la chiusura delle urne nei Municipi, ballottaggi compresi, eviterebbe di ricorrere a eventuali surroghe in Consiglio provinciale, tra l’altro appena rinnovato.
Dunque, fino a quando la scadenza vigente sarà il 31 marzo, la Provincia di Ferrara è tenuta a rispettare la legge, con la conseguente adozione del decreto del presidente d’indizione delle elezioni. Salvo doverlo revocare in un secondo momento, nel caso di un nuovo rinvio.
Complessivamente, le prossime elezioni provinciali riguardano 10 presidenti (Alessandria, Crotone, Fermo, Ferrara, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Pavia e Ravenna) e 28 Consigli provinciali (oltre alle Province in scadenza del mandato di presidente anche: Arezzo, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Bergamo, Biella, Campobasso, Catanzaro, Cremona, Cuneo, Lodi, Modena Parma, Reggio-Emilia, Rimini, Sondrio, Varese, Vercelli e Vibo Valentia).

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PROVINCIA DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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