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Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, o più semplicemente Luis Borges, ha creato molti mondi fantastici, la biblioteca di Babele è uno dei più conosciuti. Là aveva immaginato trovassero posto (la planimetria della biblioteca era sconfinata quanto la fantasia creativa del suo autore) non solo tutti i libri editi in tutte le epoche in ogni angolo di mondo, ma anche (e soprattutto) tutti i libri possibili o semplicemente immaginabili. Così, ad esempio, a Babele non c’era una sola Commedia di Dante, ma enne copie della Commedia, ognuna differente dalle altre per una sola lettera di una sola pagina.
Dante, dal suo canto, è stato l’inventore più grande, supremo architetto di una planimetria, complessa e minuziosa, dell’Altro Mondo. Dopo averlo pensato, anzi, mentre lo pensava, Dante e Virgilio si sono messi in viaggio, percorrendolo tutto quel vasto universo, dal basso verso l’alto, fino alle ultime stelle. Fino in paradiso, appunto.
Prima e dopo Dante, gli uomini – assai più prolifici di Dio – hanno creato innumerevoli paradisi. L’Olimpo greco, Il Walhalla vichingo, lo Janna mussulmano, lo Svarga induista (letteralmente “luce del cielo”) situato (narrant) sulla cima del monte Meru. E naturalmente Il comunismo, per credenti e non credenti, ora purtroppo un po’ in disgrazia. Poi i mille paradisi, perduti o ritrovati, dei poeti e narratori.
Personalmente il paradiso che più mi attira è quello di Borges: la sua infinità non mi spaventa. Dall’altra parte ci sarà tempo per leggere TUTTO. Spero solo in una comoda poltroncina.

”Ho sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteca”
Luis Borges

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it