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Da Francesca Tomascelli-Legacoop Estense

Legacoop Estense commenta i dati congiunturali del precedente quadrimestre

“Più lavoro nel settore sociale e nei servizi alla persona, opportunità da cooperazione 4.0 e valorizzazione delle eccellenze locali. Queste le tendenze per il prossimo futuro, anche sul nostro territorio”. Con queste parole il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini commenta i dati elaborati dall’Area Studi di Legacoop nazionale nel rapporto congiunturale del secondo quadrimestre sugli andamenti delle imprese cooperative associate. Una fotografia in tempo reale delle maggiori cooperative italiane, utile per comprendere le criticità che persistono e le opportunità da cogliere. La dinamica della domanda resta stazionaria per il 71% degli intervistati, ma si riscontra un prudente ottimismo. Il 17% delle cooperative ha incrementato ulteriormente l’occupazione, in misura maggiore nella cooperazione sociale e nei servizi. “È interessante notare che tale tendenza si è verificata in assenza di una dinamica espansiva della spesa pubblica, pertanto evidenzia l’accresciuta capacità di dare risposte alle richieste che pervengono dal mercato privato, anche se a volte questo comporta investimenti che comprimono le marginalità”, commenta Benini, evidenziando anche che “le cooperative che sono riuscite a innovare e a cogliere le sfide della digitalizzazione mostrano performance migliori delle altre”. Per il prossimo quadrimestre, salirà al 10% il numero di cooperative che utilizzeranno le agevolazioni contenute nel decreto Industria 4.0, percentuale che sfiora il 30% se si considerano solo quelle di grandi dimensioni. “Resta infatti il problema del difficile accesso da parte di cooperative di piccole dimensione, per cui abbiamo strutturato e messo in rete servizi di diagnosi e accompagnamento ad esse dedicati”.
Infine, altro dato rilevante da sottolineare è la capacità delle cooperative di agire da catalizzatori nei percorsi che valorizzano le eccellenze agroalimentari del territorio e i produttori locali. “Le cooperative del settore agroalimentare e della grande distribuzione – conclude Benini – sono percepite come soggetti in grado di creare migliori condizioni di mercato e possibilità di accesso a economie di filiera che i produttori locali, singolarmente, non potrebbero ottenere. È finito il tempo della contrapposizione tra piccoli e grandi. Le cooperative di grandi dimensioni costruiscono economie di scala che creano opportunità per tutto il territorio, un fattore da sfruttare anche in futuro”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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