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L’amore va curato. È importante donare non per ricevere ma solo per l’atto stesso di donare, senza aspettarsi nulla in cambio. Un messaggio per tutti.

“Dovresti amare solo per amore, né per dare qualcosa né per esserne ricambiata. Dovresti godere di ciò che hai, non di ciò che ottieni”

Un messaggio universale, quello di “Polline. Una storia d’amore”, di Davide Calì e Monica Barengo, edito da Kite. Essere felici di ciò che si ha, non di quanto si ottiene.

Ecco allora che un bel giorno, una donna che non amava le piante, nel suo giardino scopre un fiore bianco che ignorava di avere e inizia a prendersene cura. Immediatamente quel fiore diventa il suo preferito. Si alza presto ogni mattina per ammirarlo.

Vive l’attesa della prossima fioritura della pianta, si nutre del suo profumo e si specchia nel candore dei petali. Ne smuove il terreno, se ne prende assidua cura. Quei fiori bianchi che spuntano ogni giorno diventano il suo pensiero costante. La sera si addormenta pensando a loro, al nuovo bocciolo che il giorno successivo avrebbe trovato. Solo per lei. Il profumo del polline diventa il profumo dei suoi risvegli.

Finché la pianta a poco a poco si spegne. Nulla, giorno dopo giorno. Ciò che spunta si secca. Allora la donna non sa darsi pace, cerca la ragione di questo tradimento nei suoi stessi gesti: troppa acqua? Forse poca? Troppe attenzioni? Troppo poche? Difficile non farsi venir in mente una storia d’amore della vita quotidiana. Quante volte è successo che un amore si spenga e che ci si sia fatti le stesse domande…

Un corvo un po’ saggio e un po’ crudele la ammonisce, invitandola a non gioire di ciò che ottiene, ma di ciò che ha. Mai dare qualcosa solo per essere ricambiati. L’amore è puro in sé, si dona, si ama solo per amore. Pensieri che tormentano.

Passano le stagioni e l’estate successiva spunta un nuovo fiore, non nel giardino della donna, ma in quello del suo vicino. Sarà il polline a pervadere l’aria e l’anima della donna, riappacificandola infine con l’impalpabile fuggevolezza del dono.

Un albo illustrato dalle atmosfere tenui e sospese, una storia sulla natura dell’amore e sulla sua incredibile, pura e meravigliosa magia. Senza cercare risposte.

Davide Calì, M. Barengo, Polline. Una storia d’amore, Kite, Padova, 2013, 32 p.

Monica Barengo nasce a Torino nel 1990 e fin da bambina s’interessa al mondo delle immagini, al disegno e alla lettura di libri. Dopo il diploma vince la borsa di studio per frequentare il corso triennale di illustrazione allo Ied di Torino. Dal 2013 lavora come illustratrice per albi illustrati per bambini e non solo pubblicando con diverse case editrici, principalmente in Italia, Francia e Taiwan. È stata selezionata ad importanti concorsi internazionali, come la Children’s book fair di Bologna nel 2012 e il Golden Pinwheel Young Illustrators di Shanghai nel 2018 e nel 2019.
Sito web

Davide Calì è nato in Svizzera. È fumettista, illustratore e autore per bambini. I suoi libri escono in Italia per Kite Edizioni, Zoolibri, Orecchio Acerbo, Arca; in Francia per Sarbacane, Actes Sud e Thierry Magnier; negli Stati Uniti con Chronicle; in Portogallo per Planeta Tangerina. Al momento, ha all’attivo oltre cento pubblicazioni tradotte in numerose lingue e diffuse in più di 30 paesi. Ha ricevuto premi in Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Spagna e Stati Uniti. Pagina Facebook

Libri per bambini, per crescere e per restare bambini, anche da adulti.
Rubrica a cura di Simonetta Sandri in collaborazione con la libreria Testaperaria di Ferrara

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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