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“Che si sappia così poco della storia di questo “inutile eroe”, grazie al cui sacrificio – con quello di tanti altri – oggi viviamo in libertà, è un peccato…”.
Maurizio Donadoni

Un interessante appuntamento di teatro civile attende gli spettatori più attenti, questo venerdì 28 ottobre, al Teatro Comunale di Ferrara, a cent’anni esatti dalla Marcia su Roma, organizzata il 28 ottobre 1922 dal Partito Nazionale Fascista per favorire l’ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo (il 29 ottobre, Vittorio Emanuele III gli affidò l’incarico, che, ricevuto formalmente il 30, diede inizio al lungo ventennio fascista).

Matteotti medley, foto Federico Buscarino

Nel giorno di tale anniversario, l’attore bergamasco Maurizio Donadoni, con Matteotti Medley, sotto la regia di Paolo Bignamini, porta in scena la vita, gli scritti e le testimonianze di un grande protagonista della storia italiana: il politico Giacomo Matteotti (1885-1924), eletto alla Camera nel 1919, 1921 e 1924. Come parlamentare sostenne la riforma agraria e la polemica antiprotezionista, mentre, testimone degli esordi dello squadrismo padano, maturava un antifascismo convinto.

Si tratta di un documentario teatrale che ricorda i martiri, le vittime e gli inutili eroi che “ogni epoca ha avuto che con il loro sacrificio hanno aperto gli occhi e la strada agli altri”, aveva detto Giacomo Matteotti, poco più che ventenne, parlando a dei coetanei. Il 10 giugno 1924, dopo il discorso alla Camera, del 24 maggio, in cui denunciava le violenze e i brogli commessi dai fascisti nella recente campagna elettorale, a Roma sul lungotevere Arnaldo da Brescia, veniva rapito e ucciso da un gruppo di “arditi” della Ceka fascista, organismo voluto da Mussolini per mettere a tacere gli oppositori.

Anniversario, quello della Marcia su Roma, più che mai attuale: basti ricordare l’omonimo film del regista irlandese Mark Cousins, appena uscito al cinema, selezionato agli EFA (European Film Award) in concorso al Premio per il Miglior Documentario.

Oggi strade e piazze ricordano il nome del politico che si oppose a Mussolini, ma quanti saprebbero dire e ricordare chi era questo “inutile eroe”?

Matteotti Medley ne ripercorre la storia alternando il racconto dei fatti, nudi e talora crudi, alle citazioni delle musiche dell’epoca: dalle marcette squadriste agli stornelli contro il Negus, dalle musiche da ballo alle canzoni d’amore diffuse dalle radio Balilla, agli esperimenti di quella musica colta d’avanguardia che, proprio allora, era in cerca di inaudite sonorità. La fisarmonicista bielorussa Katerina Haidukova accompagna in scena il racconto di Donadoni, basato su documenti e aneddoti, ricordi politici e familiari. Una narrazione di un solo attore, ma a molteplici voci, che si espande in uno spazio scenico nitido, scarno e rigoroso: luogo dove il passato prende corpo attraverso il corpo e la voce dell’interprete; dove il racconto documentale si fa testimonianza funambolica tra grande storia e piccole storie.

Matteotti medley, foto Federico Buscarino

E dove ognuno di noi è chiamato a rispondere alla domanda: che valore ha, per noi, oggi, la democrazia? A guerre in corso e ingiustizie. Drammaticamente attuale.

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Matteotti Medley

documentario teatrale a cura di Maurizio Donadoni, fisarmonica Katerina Haidukova, regia di Paolo Bignamini, scene e costumi Eleonora Battisti, Gaia Bozzi, Hefrem Gioia, Martina Maria Pisoni, Giada Ratti, Valentina Silva, Alessia Soressi, coordinati da Edoardo Sanchi, in collaborazione con Accademia Di Belle Arti Di Brera, Scuola di Scenografia, produzione Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con Fond’azione Dopolavoro

Matteotti medley, foto Federico Buscarino
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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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