Parcheggio di Cona a pagamento? Un’ingiustizia anche per gli studenti
da: Leonardo Uba – presidente del Consiglio Studenti di Unife
Ci sono molte categorie che verrebbero penalizzate se il parcheggio dell’ospedale di Cona venisse messo a pagamento: primi fra tutti i pazienti, ma anche i dipendenti (dell’azienda ospedaliera e non), coloro che per gravi motivi di salute usufruiscono periodicamente di visite e cure speciali e tanti altri.
Aggiungo un’ ulteriore categoria: gli studenti universitari. Ho raccolto, in qualità di rappresentante degli studenti di UniFe, numerose lamentele e preoccupazioni in merito. Molti sono i ragazzi e le ragazze che quotidianamente vanno a Cona per le lezioni o per svolgere attività di tirocinio in ambito medico o para medico: mi riferisco agli studenti di medicina, a quelli di infermeria, fisioterapia e ai tanti ricercatori. Pensiamo ad uno studente con lezioni a frequenza obbligatoria che, per un semestre, debba recarsi al Sant’Anna, pagando euro 5,50 al giorno: alla fine dei sei mesi avrà speso una somma pari a due rate di iscrizione all’università!
Questi giovani frequentano l’ambiente ospedaliero svolgendo prestazioni e attività importanti, e costituiscono un tassello fondamentale della filiera sia accademica sia sanitaria: la loro corretta istruzione pratica e teorica di oggi li renderà qualificati professionisti di domani, a vantaggio di tutta la società.
Per le categorie sopraindicate, pagare un prezzo –qualsiasi esso sia- per usufruire d un servizio sanitario pubblico o per studiare è a dir poco assurdo, per lo meno fino a quando le reti di trasporti non saranno state sufficientemente potenziate. Fino a quando non ci saranno le condizioni ottimali di base per permettere tanto ad un paziente quanto ad uno studente di recarsi all’ ospedale in maniera efficiente e veloce, chiedere di pagare il parcheggio resterà un paradosso.

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)