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da: Paola Peruffo, Candidata Forza Italia alle Elezioni Regionali

In questi giorni, anche leggendo i media, ravviso che nelle candidature alle regionali, di qualsiasi partito, compreso il mio, c’è già chi è dato per vincitore, o unico possibile vincitore, come se gli altri candidati facessero da cornice, il che non corrisponde al vero. E soprattutto crea un equivoco, perché orienta gli elettori, inducendoli a pensare che i voti dati ad ‘altri’ siano pressoché inutili. Per quanto mi riguarda, ribadisco: non mi sono prestata per riempire un vuoto e perché serviva una donna. Mi sono presentata perché ci credo. Perché io sono in Forza Italia da sempre, da quando è nata, sono una militante della prima ora. Non mi sono allontanata quando i tempi erano duri e bui, quando fare capire la propria appartenenza al partito era difficile, perché sbagli ne sono stati fatti, compresa spesso la scelta degli alleati. Ma questo succede perché la politica è fatta di persone, che spesso saltano su altri carri. Io non sono approdata a Forza Italia quando il Pdl ha cessato di esistere e ho scelto di stare dalla parte giusta. Il mio è un percorso di continuità e lealtà. Lo stesso che alle amministrative di maggio mi ha portato a candidarmi come consigliere comunale e ad essere eletta. E credo che la fiducia mi sia stata accordata proprio perché rispetto al mio partito sono stata critica quando necessario, ma non l’ho abbandonato. Esattamente come si fa coi famigliari. Io credo che Forza Italia oggi, seppure in una inopinabile necessità di rinnovamento, possa rinvigorire ricordando le proprie radici. Quelle di un partito che credeva e crede nella possibilità di cambiare il contingente, nelle possibilità del singolo individuo di realizzarsi e migliorare la propria storia, che non è mai scritta e definitiva. Io voglio portare avanti anche questa visione liberale, di cui soprattutto i giovani hanno bisogno. Perché soffocati da decenni di previsioni negative sono stati privati anche della speranza. In un periodo storico di pifferai magici, che ci illudono di cambiare il mondo a grande velocità, o che credono che i requisiti anagrafici valgano più di qualsiasi militanza, io rispondo con la mia esperienza, umana e partitica. Di continuità, di lealtà, di coerenza. E con questi principi mi sono candidata e mi sto spendendo. Fiera, tra i pochi, di non avere mai cambiato ‘simbolo’.  

Paola Peruffo,
Candidata Forza Italia Elezioni Regionali

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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